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Donne manager, il 40% rappresentano il reddito principale in famiglia

Il loro superiore è per l'80% un uomo. Ricerca ALDAI-Federmanager e Università Bocconi

Un uomo e una donna al lavoro. photo gradyreese iStock.

Redazione Ansa

Il 40% delle donne manager rappresenta il reddito primario della famiglia e, nel 31% dei casi, è addirittura l’unico reddito del nucleo famigliare. È questo uno dei principali dati della fotografia che emerge dalla ricerca “Le donne dirigenti oggi” realizzata, insieme al Centro 'Carlo F. Dondena' dell’Università Bocconi, da ALDAI-Federmanager.
Dallo studio, condotto tra le donne dirigenti d’industria associate appartenenti a svariati settori (dall’alimentare al chimico, fino ad arrivare al turismo),  in particolare della Lombardia, emerge un quadro – illustrato da Paola Profeta dell’Università Bocconi – in cui il grado di istruzione delle donne è molto elevato (il 64% delle intervistate è laureato), quasi la metà (42%) non ha figli e l’80% delle rispondenti ha tra i 40 e i 60 anni.

“L’industria dimostra rispetto agli altri settori che è ancora troppo difficile per le donne manager emergere o ottenere il giusto riconoscimento, e i dati lo dimostrano” spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Minerva di ALDAI-Federmanager: “la ricerca infatti ha evidenziato che, mentre solo il 59% dei colleghi maschi ha un superiore diretto, le donne hanno un superiore diretto nell’81% dei casi e per oltre l’80% si tratta di un uomo. Questi numeri dovrebbero cambiare".

Lo status delle donne manager in Italia infatti si distacca in maniera significativa dai trend internazionali, come fa notare Laura Alice Villani, Partner e Managing Director di BCG - The Boston Consulting Group: “Dalle nostre ultime indagini è emerso che le donne che raggiungono posizioni di vertice sono il 22%, a fronte di una media europea del 29%. Ulteriori differenze si riscontrano all'interno dei vari settori: quello industriale, ad esempio, sconta ancora un certo ritardo in termini di presenza femminile ai vertici se paragonato alla media, cosi come le aziende di matrice italiana in genere hanno ancora un gap da chiudere rispetto alle branch di multinazionali”.

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