L'idea di partenza, dice Laura Pinzani, "era fare qualcosa, essere attivi e accoglienti. E' così che ci siamo fatti avanti e abbiamo aperto la porta di casa a Sahal".
Laura e Sahal sono uno dei casi virtuosi di Refugees Welcome Italia, l'associazione che tra il 2016 ed il 2018, ha messo in contatto italiani e migranti, aiutando a realizzare 120 convivenze in Italia. E' l'Italia delle porte aperte: 31 sono attualmente in corso, di cui 8 sono diventate a tempo indeterminato. Oggi a Roma hanno presentato un primo rapporto in cui viene fuori che le regioni che hanno accolto di più sono il Lazio e la Lombardia, mentre la città più ospitale è stata Roma, con ben 30 convivenze attivate. Le persone accolte sono per la maggior parte titolari di protezione umanitaria (58%), seguiti da rifugiati (20%) e titolari di protezione sussidiaria (16%): mediamente erano in Italia da quasi 3 anni al momento dell'inserimento in famiglia.
Problemi culturali? "Ricordarci di avvisarlo se c'è qualcosa con carne di maiale a pranzo", dice la Pinzani riportando tutto alla quotidianità. E ammette: "Abbiamo ricevuto tanto e riceviamo tanto da lui. Culturalmente, per noi è un arricchimento. Volevo che mio figlio conoscesse persone che non hanno avuto le possibilità e la spensieratezza con cui è cresciuto lui e come crescono la maggior parte dei ragazzi italiani. E si rendesse conto della fortuna avuta a nascere da questa parte". Sahal Omar è felice, ha trovato un piccolo lavoro, e a casa Pinzani sperimenta, dice, una 'normalità'. Ma non è un ospite: lui come Laura hanno siglato un accordo di convivenza. E' quella l'idea nuova che ha trovato tanti attivisti non solo in Italia d'accordo: per garantire un migliore inserimento dei rifugiati nella società, per una vera integrazione sociale una vita in famiglia è una giusta partenza per cominciare vivendo la quotidianità. Le linee guida - ossia i modi per convivere, l'abbinamento fra rifugiati e famiglie - sono la parte innovativa del progetto di Refugees Welcome potenzialmente replicabile in altri contesti: convivenze solidali, madri sole, padri separati, persone con bisogni complementari.
"Le linee guida rappresentano una doppia sfida: la prima alle istituzioni che hanno la governance delle politiche di accoglienza e del welfare, senza le quali nessuna pratica può essere messa a sistema, la seconda al variegato mondo del Terzo settore", ha raccontato Fabiana Musicco, presidente dell'associazione che è apartitica ma anche sull'onda del dl Salvini e in generale per le politiche italiane sui migranti ha visto negli ultimi mesi aumentare le richieste di famiglie di accogliere. (ANSA).
120 convivenze, ecco l'Italia che apre le porte ai migranti
Laura e Sahal, è conoscenza e arricchimento reciproco