"Quando sono trascorsi degli anni erano loro che abbassavano gli occhi, non io. Io ero stato la vittima, loro erano stati i persecutori.
"E' stato abbastanza occasionale - spiega all'ANSA - ho risposto con sincerità a una domanda, non era né preordinata né organizzata. L'ho fatto - aggiunge - per far capire che si può reagire agli orchi che insidiano i piccoli e che si può vivere sereni se si guarda a quello che ha fatto Cristo, essere solari, portare liberazione, senza lasciarsi inquinare da chi fa del male".
"Sono stato fortunato - osserva - perché sono riuscito a reagire dentro di me contro la violenza che mi veniva portata, a dire da subito che erano dei vigliacchi: in termini melliflui si rivelavano nella violenza, nel loro scopo della presunta dolcezza. Questo ha prodotto un effetto di reazione anche forte, violenta". Poi "loro fuggivano, non io". "Nella rivelazione - lamenta don Vinicio - ci si ferma di più sugli aspetti di trasgressione ma se uno non si lascia ferire, riesce a continuare, alzando lo sguardo al di là delle pochezze che a volte ci circondano: il mondo è fatto di male ma anche di bene".
Nella Comunità la decisione di parlare di questo aspetto doloroso del suo passato, ha raccolto affetto e solidarietà: "i miei mi hanno detto bravo, mi hanno abbracciato, mi sono stati solidali. E' una sofferenza che uno si porta dentro ma mi ha aiutato a non dimenticare chi sta male, a cercare il loro bene in qualche modo a essere positivo per quanto è possibile".
A Roma è in corso il Summit convocato in Vaticano sulla protezione dei minori nella Chiesa. "Il santo Popolo di Dio - ha detto papa Francesco aprendo i lavori - ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre. Ci vuole concretezza". "E' cambiato anche il clima - afferma don Vinicio - i bimbi sono rispettati, si sta attenti alle trasgressioni, si reagisce nella coscienza collettiva". Nel suo caso "si parla di fatti di oltre 50 anni fa. Il clima era diverso, il bimbo non aveva nessun diritto doveva solo ubbidire. C'era una specie di dominio sull'educazione, tra i tanti educatori bravi si infilava anche chi era perverso. C'è stata un'evoluzione - conclude - non soltanto di coscienza di difesa dei bimbi ma anche di attenzione alla loro cura, al loro ascolto alla loro capacità di reagire".