Da qualunque parte si leggano, orizzontale, verticale, per età, per budget, per presenza, la disparità tra uomo e donna nel settore del cinema (meglio limitare gli ambiti, sembra un male minore) è un dramma. I dati del primo seminario sulla gender equality, che si è tenuto nell'ambito della Mostra del cinema di Venezia, parlano chiaro.
Ma siccome vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto è una spinta vitale quanto mai necessaria, qualcosa si muove in positivo, i raffronti tra un anno e l'altro sono in lieve crescita: il baratro c'è, ma la forbice si assottiglia. E un bel segnale arriva da quello che gli uomini non vogliono e le donne non accettano: le mini quote, i punteggi che danno accesso ai finanziamenti, in automatico se si è donne, stanno portando il risultato sperato, ossia aumentano i film da loro diretti e quindi se c'è una speranza di rompere il soffitto di cristallo al cinema, lo si deve anche a questo, ossia all'opportunità di accesso.
Qualche dato esplicativo fornito al seminario da Eurimages (con la sua campagna di raccomandazione per la gender equality nel settore audiovisivo 'Verso il 50|50 nel 2020') per l'Europa e dalla direzione cinema del ministero per i Beni Culturali per l'Italia, oltre che dalla Biennale per quel che riguarda l'uguaglianza di genere sul campo della Mostra. I dati di Women in film, riassunti da Domizia De Rosa, su fonte database Filmitalia - Istituto Luce Cinecittà, sono tragici: nel decennio 2008-2018 tra i film italiani realizzati appena il 15% sono di registe donne. Di questi, quelli selezionati ai festival sono il 16%.
Nella prima ricerca di genere realizzata in 7 paesi europei dal 2006 al 2013, Ewa Study, i film (in generale) diretti da donne erano l'11%. In base all'aggiornamento, presentato oggi da Iole Maria Giannattasio del Mibac, con i dati 2017-2018 siamo arrivati al 20%. I compensi, a parità di budget produttivi, sono per le donne inferiori dell'11%. Chi richiede i fondi del ministero sono uomini per la grandissima parte: 128 rispetto a 20 tra registi affermati. Rispetto all'età c'è una quasi parità di sessi nella fascia 41-60 anni, mentre tra i 20-40 anni a richiedere fondi sono più donne che uomini. La nuova generazione di registe, con maggiori opportunità (anche per gli incentivi quote della legge cinema italiana) rispetto al passato è una tendenza reale dimostrata anche dai dati della Biennale. Le statistiche di Eurimages spiegano che nel 2008 solo l'11% dei progetti finanziabili dall'Europa erano di donne e nel 2018 sono saliti al 28%. Negli ultimi 4 anni progetti senza donne nel team creativo (produzione, regia, sceneggiatura) sono il 26%, senza alcun uomo appena il 3%. C'è poi un test interessante di cui ha parlato Susan Newman - Baudais, Project Manager di Eurimages, e si fa sulle sceneggiature che arrivano per la richiesta di finanziamento europeo: quelli con protagonisti uomini, conversazioni di uomini al centro sono il 78%, con le donne il 46%. Il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta ha sottolineato criticità sull'uguaglianza di genere non solo al cinema ma in vari settori, architettura, teatro, musica, mentre arte è al 50%. Le giurie di Venezia 76 sono sostanzialmente in parità di genere, ma la selezione dei film risente del gap: su 1833 appena il 22,6% è firmato da donne.
Gender gap al cinema, fallito l'obiettivo 50|50 nel 2020
Solo 15% registe donne in 10 anni. Tendenza è verso miglioramento