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#iorestoacasa, beati o workaholic? I nuovi 'tipi' della covid society

In un mese nuove abitudini e nuovi clichè

Redazione Ansa

Sfilatini appena sfornati e pizza fatta in casa. Playlist per rilassarsi, bits (ritmi a getto continuo) per studiare. Videocall e brindisi a raffica con HouseParty, video tutorial per ginnastica, video tutorial per tagliarsi i capelli. Meravigliarsi per ogni singolo tramonto dalla finestra, prendere il sole (bianchicci, in sovrappeso e in costume) sulla terrazza condominiale e sotto gli occhi del vicinato. Cantare a squarciagola dalla finestra e dal balcone. Postare sui social tutte le attività appena elencate e fare shopping online.
Internet mostra le nostre nuove abitudini da quarantena e tutto pare diverso da prima. Nuove routine soppiantano i clichè pre-covid e la nuova vita da fase 1 ha creato riti collettivi che una volta avremmo giudicato perfino ‘sconcertanti’ mentre ora sono di tendenza. Sociologi e media statunitensi e inglesi studiano il fenomeno crescente e si interrogano: le nuove abitudini casalinghe e la tendenza a condividere dettagli di vita privata saranno per sempre?

Abbiamo faticato ad accettare il grosso cambiamento, poi lentamente qualcosa è cambiato. Abbiamo riscoperto i nostri forni. Abbiamo incontrato i nostri vicini. Abbiamo rispolverato romanzi dimenticati dallo scaffale in alto. Lentamente, abbiamo iniziato ad abbracciare, forse, anche segretamente, la nostra nuova vita in lockdown, si legge sul Telegraph. Per il quotidiano inglese la più evidente nuova abitudine da quarantena che segnerà un cambiamento duraturo è lo shopping online. Questa settimana Amazon ha raggiunto il livello di consegna più alto di sempre in mezzo alla pandemia di coronavirus.

Fra i nuovi stereotipi il londinese TimeOut delinea invece nuovi profili di comportamento che una volta non esistevano e che sono comuni a livello globale, italiani inclusi. Eccoli: i ‘beati’ che si meravigliano di continuo per ogni minimo segnale di come la natura si stia riprendendo gli spazi mangiati dalle metropoli o per i piatti di cibi sani appena pronti in tavola o per le sedute di yoga, per la crescita di nuove foglie o fiori sul proprio balcone e così via.Poi gli ‘edonisti’ che vivono questo periodo come se fosse l’ultimo e perciò festeggiano. Hanno faticato all’inizio per assorbire le misure di allontanamento sociale ma ora trascorrono le loro giornate in una ‘foschia alcolica’ compiacendosi, in alto i calici senza censure.Poi ci sono i workaholic, i dipendenti dallo smart working, i professionisti delle riunioni su Zoom, dotati di poltrona ergonomica anche a casa e illuminazione dell’angolo ufficio a prova di video. Non si preoccupano affatto degli aperitivi e del pane a lievitazione naturale, di Houseparty o delle serie disponibili in streaming. Segue il profilo dell’epidemiologo notturno che dice la  sua sui social. Sono gli esperti, i ricercatori e i medici che espongono principi precauzionali e notizie su contagi e rischi e nuovi modi per disinfettare case e persone. Puoi contare su di loro per aggiornamenti sul virus e sui sistemi per tenerlo lontano ma i loro video e post danno anche dipendenza e si rischia di consultarli in modo compulsivo. Chiudono il quadro i nuovi ‘re del divertimento organizzato’ che creano gruppi per l’aperitivo e gestiscono videochiamate multiple, giochi virtuali, playlist e gare canore fra vicini di casa e le ‘casalinghe vittoriane’, le perfezioniste dell’uncinetto e delle cotture con lievito madre, delle pulizie organizzate perfettamente, della disinfezione accurata e la cui presenza ‘illumina la casa’ (stando al sottotitolo del manuale originale del 1890).

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