Lasciare in garage auto e bus: il comportamento virtuoso d’eccellenza per il bene dell’ambiente e del benessere personale è camminare. Non un ritorno al passato, niente a che vedere con eremiti e bohemien ma sguardo oculato al futuro. E quindi: camminare sempre (in alternativa la bici), per andare ovunque, non solo in campagna e in montagna; anche in città, nella quotidianità, per andare al lavoro e a prendere i bambini a scuola, per incontrare amici e per fare la spesa. Puntare alla sostenibilità, combattere l’inquinamento. Può essere una visione fantasiosa, magari irrealistica, ma c’è chi ci sta lavorando e qualche tentativo prende forma. Se n’è parlato al Festival di Bioetica, che si è svolto il 27 e il 28 agosto, a Santa Margherita Ligure. Un appuntamento annuale organizzato dall’Istituto Italiano di Bioetica, alla quarta edizione, dedicato quest’anno al ‘Prendersi cura’. A spiegare la rilevanza sociale della mobilità pedonale è stata Gabriella Gaggero del Comitato Scientifico dell’Ecoistituto Re-Ge, un’associazione di volontariato impegnata nella tutela ambientale e per la salute. Si tratta – ha detto - di “un’ottima modalità per prendersi cura della persona e della città. Muoversi a piedi è un'attività normale e naturale dell'essere umano, un elemento fondamentale della qualità della vita che spesso dimentichiamo. La nostra carrozzeria sono le scarpe. Muoversi a piedi è sostenibile perché non inquina”. Chi va a piedi “meriterebbe maggior rispetto. Oltre a non inquinare, non consuma suolo, contribuisce a ridurre le spese sanitarie in quanto l'attività fisica è una forma di prevenzione alle malattie, l'attività fisica all'aria aperta è un importante fattore di promozione della salute e del benessere, sia fisico che psicologico per tutti, con particolare riferimento ai bambini e alle persone anziane”.
Gaggero da anni pratica quanto più può la mobilità pedonale, compreso il turismo pedonale, un’esperienza quest’ultima in sensibile aumento. “Camminare mi procura una gran gioia – assicura – e la pandemia ora ci richiede dei cambiamenti. Purtroppo il virus procura sofferenza e vittime ma mi piace pensare che sia anche un’opportunità per ripensare comportamenti sbagliati e orientarci verso modi di vita più sostenibili. E’ innegabile poi che la pandemia, ripeto pur nella sua drammaticità, ha avuto una ricaduta benefica sull’ambiente. Abbiamo sentito l'aria più pulita e visto le città più belle e silenziose, il cielo più limpido; purtroppo due mesi di lockdown, per quanto riguarda l'arretramento delle emissioni e del riscaldamento globale sono una goccia nel mare. Ma possiamo modificare alcuni comportamenti sbagliati. La mobilità pedonale è un atteggiamento virtuoso che oltre ad essere utile alla città e all'ambiente ha anche una ricaduta positiva al nostro benessere”.
“Va ridata dignità alle piazze, ai quartieri. Che non vuol dire chiudersi in una bolla ma aprire il più possibile a modalità sostenibili per gli spostamenti, evitando al massimo l’ inquinamento di auto e bus”. E’ un approccio “lento alla nostra vita. Come avviene ad esempio anche nei viaggi a piedi. Si conoscono meglio i luoghi, le persone, si riesce a pensare, ad avere relazioni più umane. L’approccio lento alla vita è quello che va scoperto ora”.
Usare le gambe quindi, anche in città, è si’ una scelta personale ma chiama in causa anche l’impegno delle amministrazioni locali per la riqualificazione urbana. Qui le dolenti note. Non è sempre un piacere camminare nelle nostre città: i marciapiedi sovente sono veri e propri percorsi di guerra tra sporcizia, deiezioni, buche, segnaletica divelta o cartellonistica abbandonata dopo l'uso, disagi amplificati per anziani e diversamente abili. Tanto per cominciare, per Gaggero, sarebbe bene avviare azioni strutturali per incentivare il ricorso al cammino o alla bici: riduzione della velocità 20 o 30 km orari in zone ad alto traffico pedonale, realizzazione e segnalazione di percorsi sicuri (casa, scuola, ospedali, uffici pubblici); messa a punto di mappe interattive per la mobilità pedonale con indicazione di lunghezza e delle distanze dei principali percorsi con tempi di percorrenza (ciò è attivo da tempo nelle principali città europee e in alcune realtà italiane); prevedere maggiori percorsi ciclabili. A Genova, dove vive l’esperta, è stata pubblicata “metrominuto”, una mappatura composta da depliant di questo tipo sul centro della città. I percorsi pedonali dovrebbero essere attrattivi, arredati con alberi, pavimentazioni e illuminazioni adeguate, spazi allargati. E poi, favorire il servizio integrato pedibus e bicibus. Insomma un gran lavoro, “si tratta – ha concluso Gaggero - di una cultura diversa nell’avvicinarsi alle cose, un vero cambiamento dei punti di vista e dei tempi di vita. Ma basta pensare all’unico benessere dell’automobilista. Ci vuole tempo. Cominciamo”.