Non importa chi tu sia e cosa sia riuscita a realizzare nella vita, davanti alla difficoltà nel procreare si diventa tutte uguali, perché l'infertilità che sia di coppia o che riguardi solo uno dei partner, ancor prima di essere una diagnosi è una livella. Improvvisamente cominci a sentirti meno donna, meno femminile e più sola. Di fatto là fuori, nelle stesse strade in cui si vedono sfilare decine di passeggini che a te sembrano centinaia, esiste un mondo parallelo di donne che non riescono a fare un figlio, prigioniere di una solitudine immaginaria. L'infertilità è un grande tabù sociale che diventa persino pregiudizio, che condiziona l'essere donna, fa sentire diverse, 'difettose' e spesso condanna a grandi dolori, sì anche oggi.
Normalizzare questa condizione è un processo lento, che parte prima di tutto dalle donne stesse oltre che dall'ambiente in cui si vive. Con la diagnosi di infertilità Loredana Vanini è entrata in una realtà sconosciuta, fatta di donne dallo sguardo basso che silenziose affollano le sale d’attesa dei laboratori di fecondazione assistita. E ha deciso raccontare con lo strumento che più la rappresenta: la macchina fotografica. Nasce così il progetto fotografico “Unadelletante”, 99 + 1 storie attorno all’infertilità, 100 ritratti di donne che, nella condivisione, hanno smesso di provare vergogna, perchè c'è un aspetto che accomuna l'esperienza di moltissime donne nel percorso che comincia con questa diagnosi, ed è la difficoltà a parlarne.
Nella foto l'autrice Loredana Vanini
Set itineranti e trasversali, che partendo da Roma, hanno attraversato l'Italia, raggiungendo anche l'Inghilterra. “Unadelletante” Oneofmany è a suo modo un manifesto vuole essere una piccolissima rivoluzione contro il pregiudizio, uno stimolo ad alzare la testa attraverso 99 ritratti, ognuno dei quali accompagnato da una breve descrizione, in cui si spazia dalla frustrazione all'ironia, dallo sconforto alla speranza. 99 ritratti, più uno: quello dell'autrice.
ANSA LIFESTYLE ha scelto 10 ritratti per partecipare al progetto e contribuire ad abbattere il pregiudizio dell'infertilità: si è donne, persone complete, anche se non si è madri.
"Frequentando le sale d’attesa più volte ho cercato qualcuna accanto a me con cui attaccare bottone e parlare di come ci si può sentire trasformate mentre passa il tempo aspettando il follicolo buono. Presto - dice Loredana Vanini - ho iniziato ad avvertire l’inadeguatezza nell’essere infertile, diversa, meno femminile e poco materna. Nella testa frullavano i sensi di colpa: “hai sprecato il tuo tempo, hai cambiato troppi partner, non ti sei accontentata e il tuo momento è passato. Hai lavorato troppo e, si sa, nella vita non si può avere tutto”. Tutti pensieri che ti fanno compagnia mentre aspetti un’anestesia o un esame nuovo. E nel frattempo fai i conti con la paura di abbrutirti, di invecchiare sola, senza essere mai stata chiamata mamma. Forse è ora di accendere un faro su tutto ciò e su tutte queste donne in continuo movimento per avere un figlio".