Nessuna direttrice nei Teatri stabili. Pochissime scienziate o letterate nei libri di scuola.
Una raccolta di esperienze, testimonianze e dati che traccia una descrizione della presenza femminile nel mondo della cultura e delle arti indicando punti di criticità e potenzialità e che nel 2022 contiene un focus sul mondo dell'audiovisivo. Obiettivo, contribuire a colmare il gender gap nel mondo della cultura. "In tutto sono state realizzate 20 audizioni, anche a personalità come l'étoile Eleonora Abbagnato o la presidente della Rai Marinella Soldi - prosegue Costantino -. Abbiamo avuto anche alcuni momenti dolorosi. Nella mappatura di statue e monumenti, non solo abbiamo contato pochissimi ritratti di donne, ma quasi sempre sessualizzate, anche laddove non ce n'è davvero bisogno. Come per le giornaliste Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli, ritratte più giovani e con il seno scoperto".
I dati raccontano poi che nel 2020 erano donne appena il 18% dei registi di documentari, valore che scende all'11% nella produzione di film. "A memoria non ricordo neanche una donna a dirigere un film italiano a budget sopra i 15 milioni di euro", commenta il direttore della Direzione generale Cinema e audiovisivo del Mic Nicola Borrelli. La proporzione si inverte invece in settori come i costumi (82% di donne nel 2021) o nel trucco (73%). "E le categorie dove la percentuale femminile sale - aggiunge - sono quelle dove si riduce il gender gap contributivo". Tanta assenza "è anche una perdita in termine di box office e fette di pubblico". Non va meglio in tv. Dal monitoraggio Rai emerge che la presenza femminile raggiunge il 40% solo nei programmi di intrattenimento e nelle fiction, mentre si ferma al 15,8% nei programmi sportivi. Nelle fiction, poi, su 100 ruoli narrativi centrali o rilevanti, solo il 38,2% è ricoperto da donne, con forte squilibrio a seconda delle età: nella fascia 50-64 anni solo il 28,7% dei personaggi sono donne, mentre il 71,1% sono uomini. Le donne sono raccontate nei ruoli "tradizionali" (nella "cura della casa" il rapporto è 14.8 contro 85.2) e sottorappresentate in quelli più a dominanza maschile, come l'ingegnere o l'imprenditore. Ma perfino nella sanità o nella scuola, dove invece in Italia la presenza femminile è altissima, si vedono quasi esclusivamente uomini. "Il nostro ministero - racconta la sottosegretaria al Mic Lucia Borgonzoni - ha una forte presenza femminile anche in fasce apicali e più della Francia. Il nostro compito è far sì che si parli, anche nei libri di scuola, di donne come la scienziata Laura Bassi o la storica dell'arte Palma Bucarelli. Non in quanto donne, ma in quanto donne che hanno fatto la Storia". "La verità è che prima il mondo era senza di noi - commenta la regista Cristina Comencini, tra i componenti dell'Osservatorio -. Stiamo facendo una rivoluzione, cercando di entrare come massa critica in tutti i settori dell'umano. Con la nostra differenza. Non vogliamo essere come gli uomini, ma contare quanto gli uomini".
Poche e mal rappresentate, le donne nella cultura in Italia
Borgonzoni, "si parli di quelle che hanno fatto la storia"