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Com'è un uomo vero? L'educazione emotiva per i maschi di domani

Pellai, i padri imparino ad ascoltare le emozioni proprie e dei figli, la fragilità non va negata

Redazione Ansa

Com'è un uomo vero? L'educazione emotiva dei maschi è alla base di quei cambiamenti importanti per le nuove generazioni, per crescerle lontane dai luoghi comuni sui rapporti di genere, sulle tossicità da macho. Sappiamo bene che queste concezioni di 'uomo forte', 'che non chiede aiuto' , che mostra la sua potenza sono superate nella società di oggi ma spesso, retaggio di una pseudocultura generazionalmente diversa sono alla base di distorsioni nei rapporti d'amore che poi diventano tutt'altro che amore, come si vede in tanti troppi episodi di cronaca. Ed è quindi quanto mai importante saper educare i giovani ad un altro modo di essere maschi, meno sfidante, meno performante, più paritario.
Gli psicologi invitano i genitori e anche i ragazzi a spostare lo sguardo da tali luoghi comuni fuorvianti verso l’accoglienza delle proprie incertezze, dei dubbi e delle paure, del sentirsi inadeguati e per nulla forti. Insomma puntare all’educazione emotiva dei maschi, bambini, ragazzi e padri stessi affinché imparino a parlare dei propri stati d’animo e chiedano aiuto nei momenti di incertezza.
Un ruolo centrale dovrebbero averlo i genitori, uomini soprattutto, ma spesso anche loro sono cresciti con lo stesso falso mito del macho, del ricacciare indietro le lacrime perché sono da ‘femminuccia’. In che modo cambiare il paradigma del maschio forte e potente? Si rivolge ai ragazzi stessi (e ai loro padri), con un linguaggio semplice ed esempi efficaci, Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, nel nuovo manuale ‘Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani’ (appena uscito in libreria, De Agostini editore). L’esperto svela di averlo scritto con le parole che avrebbe voluto sentirsi dire quando era un figlio, ma che nessuno gli ha mai rivolto o insegnato.
Imparare ad amare e ad amarsi nel rispetto per se stessi. Il primo passo? Farsi coraggio, trovare il modo per dire come ci si sente, cosa si prova per esempio quando i propri genitori litigano, si separano, quando si è stati presi in giro, quando si teme una punizione, quando ci si sente soli. “Di’ ciò che senti, - spiega Pellai. – esprimi le tue emozioni. Parla”. Mica facile imparare a parlare del proprio lato fragile ma questa è la strada principale per capirsi e farsi capire da chi ci è accanto. “Le parole sono un balsamo per medicare le ferite e capire chi si è davvero, aprire le porte della propria mente. Del proprio cuore e di chi ti vive accanto perché le parole che pronuncerai aiuteranno gli altri a capire chi sei” spiega. E i padri? Spezzino le false credenze sul macho: “Imparino ad ascoltare le emozioni dei figli, le fragilità, le lacrime e a chiedere loro scusa dei comportamenti rigidi. Un buon padre mostra ascolto e non deve dimostrare lui stesso di essere un super eroe”. E poi c’è la relazione: “Per noi maschi, - scrive - troppe volte il rischio è quello di confondere una situazione in cui percepiamo di avere un potere su un’altra persona con un’occasione per fare di quella persona e a quella persona ciò che vogliamo. Come se la sua sottomissione e umiliazione fossero un “effetto collaterale” della disparità di potere tra noi e lei”. E’ urgente acquisire una nuova consapevolezza che per lo studioso affiora anche nelle occasioni in cui gli uomini socializzano e parlano tra di loro nella vita di tutti i giorni. Qui infatti i luoghi comuni si sprecano. Spiega Pellai: “Troppe volte scegliamo di aderire allo stereotipo che ci impone di chiacchierare di sport, sesso e politica, anziché esprimere ciò che abita, e a volte scuote, il nostro mondo interiore”. Insomma l'uomo 'vero' non ha timore di essere emozionale e sentimentale. "Non vergognatevi mai del vostro cuore che batte, della paura che vi attraversa e che non volete condividere con nessuno perché pensate che l’altro potrebbe considerarvi fragili o deboli. Guardate in faccia tutto quello che vi abita, incluso il dolore” conclude.

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