Nel nuovo scenario politico italiano una donna capo di governo, Giorgia Meloni, ha scelto di declinare il suo incarico pubblico al maschile, 'Il Presidente’, mentre la neo-segretaria del partito di opposizione, Elly Schlein ha dichiarato pubblicamente di amare un’altra donna. La narrazione dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale sui mezzi di comunicazione sono stati al centro dell’incontro organizzato al teatro Brancaccio di Roma in collaborazione con il primo corso di laurea magistrale in Italia sugli studi di genere, Genders Studies, inaugurato lo scorso settembre all’Università La Sapienza di Roma.
Con il titolo ‘Jamie, il permesso di essere se stessə - Un racconto teatrale su genere e creatività, l’incontro è stato l'occasione per una riflessione sui temi sollecitati dal musical Tutti parlano di Jamie, in scena fino al 5 marzo. ‘Il presidente Giorgia Meloni ha ragione’, ha detto il professor Roberto Baiocco, ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell’Educazione, Psicologia degli orientamenti sessuali e delle identità di genere del Corso di Laurea Magistrale in Gender Studies.
‘Non solo perché è autodeterminazione - ha spiegato il docente - ma anche perché il partito si chiama ‘Fratelli d’Italia’ e non sorelle o fratell*. È giusto perché ciascuno di noi scelga di posizionarsi e autodeterminarsi. Non dico che apprezzo la scelta ma la ritengo coerente’’. Diversa la posizione della professoressa Paola Panarese, presidente del corso Laurea Magistrale in Gender Studies secondo cui: ‘’Pur accettando la scelta di Giorgia Meloni in quanto sostengo la libertà di espressione, manifestazione e auto-affermazione, per una questione linguistica e grammaticale personalmente definisco Giorgia Meloni la Presidente del Consiglio della Repubblica. Declinarla al maschile è un errore grammaticale’. E rilancia: ‘Con la collega di Economia di Genere con cui stiamo organizzando un convegno di economiste e femministe per il prossimo anno, ci piacerebbe poter ospitare alla lecture di apertura Giorgia Meloni e Elly Schlein per parlare di economia femminista con due rappresentanti del femminile che incarnano due modi diversi di essere donna che sono entrambe scelte politiche oltre che di libertà’’.
Per quel che riguarda il giornalismo, l’informazione e la rappresentazione mediatica delle identità di genere, secondo la prof.ssa Panarese ‘Siamo più avanti rispetto a qualche anno fa, ma abbiamo ancora da lavorare. Il giornalismo è ancora piuttosto indietro nella rappresentazione degli orientamenti sessuali e della indennità di genere. Si fa una grande confusione terminologica confondendo nella cronaca donne, uomini, transessuali, transgender. Si è parlato di relazione lesbica tra una donna e uomo transgender. Il giornalismo non ha le idee chiare e questo alimenta confusione. Per non parlare della pubblicità che per sua natura è una forma di comunicazione iperbolica, molto sintetica, che non può non ragionare per stereotipi, quindi da vita a rappresentazioni distorcenti e distorte’.