I pregiudizi verso le donne sono radicati e non accennano a diminuire. Nell’ultimo decennio nessun miglioramento, attesta il nuovo report ‘2023 breaking down gender biases’ (Abbattere i pregiudizi di genere) a cura del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).
“I dati di tracciamento ci dicono che i pregiudizi restano radicati nella società, anche a dispetto delle campagne per i diritti realizzate in ogni parte del pianeta e perfino del MeToo, che pare abbia inciso poco . Anche le stesse donne sono vittime di convinzioni errate sul genere” , si legge nel report.
Il 69% della popolazione mondiale pensa che gli uomini siano leader politici migliori e solo il 27% crede che sia essenziale per la democrazia che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Il 46% crede che gli uomini abbiano più diritto a lavorare e il 43% che siano anche manager migliori delle donne. Il 28% pensa che l’università sia più importante per gli uomini e, altro tasto dolente, un quarto della popolazione ritiene ‘giustificabile’ che un uomo picchi la moglie. Ad oggi, il 26% delle donne di età superiore ai 15 anni ha subito violenza di tipo fisico, sessuale o emotiva da parte del partner, spiegano gli autori del rapporto.
E l’Italia? Nella fotografia dell’UNDP il 61,58% degli italiani ha pregiudizi di genere verso le donne (nel dettaglio per il 65,39 uomini e per il 57,95% delle donne). Il 19,24% ha pregiudizi sui diritti delle donne in politica, l’8,02% li ha sull’istruzione, il 29,72% sul diritto al lavoro e sulle donne manager. Infine il 45,50% ha convinzioni errate sull’integrità fisica delle donne (violenza da parte del partner di tipo fisico, sessuale ed emotivo). Il rapporto ci dice anche che i pregiudizi creano grossi ostacoli alle donne e che si assiste ad uno smantellamento dei loro diritti in molte parti del mondo. “Senza affrontare le norme sociali di genere distorte, non raggiungeremo mai l’uguaglianza di genere e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tali norme sociali danneggiano l’intera società” afferma Pedro Conceicao, direttore dell’ufficio per i rapporti sullo sviluppo umano dell’UNDP.
Perché le norme sociali di genere sono così persistenti? Gli autori del report rispondono, punto per punto, mostrando i passaggi della nostra vita sociale in cui si annidano i più comuni e radicati errori nel valutare le persone. Potremmo partire da qui? Nella ‘call to action’ le Nazioni Unite spiegano: “I contesti sociali modellano gli atteggiamenti delle persone verso il genere. Credenze e atteggiamenti sono modellati da processi cognitivi in congiunzione con il lato sociale e la realtà. Le norme di genere sono inculcate nei contesti sociali, di solito fin dalla tenera età e soprattutto attraverso i genitori. Man mano che i bambini crescono, vengono ‘socializzati’ nelle norme di genere, nelle aspettative e nei comportamenti associati che li circondano, attingendo da scuole, luoghi di lavoro, istituzioni religiose, rappresentazioni mediatiche di genere e così via”.
Si può spezzare la catena dell’ interiorizzazione delle norme sociali? “Le sempre più numerose persone che sfidano queste pratiche sociali attraverso l'attivismo e i movimenti sociali in tutto il mondo mostrano che tali norme di genere regressive sono fortemente contestate ma questo spiega solo una parte della persistenza dei pregiudizi. Contribuiscono altri aspetti come l'istituzionalizzazione di tali norme sociali di genere che sono spesso incorporate in accordi e pratiche sociali”. Gli autori del programma di sviluppo delle Nazioni Unite precisano inoltre che “le pratiche discriminatorie di genere delle responsabilità, sia a casa che sul posto di lavoro, e le gerarchie di genere alla base delle pratiche religiose possono influenzare fortemente anche i comportamenti e gli atteggiamenti anche quando le leggi e le politiche stabiliscono l'uguaglianza di genere. Le norme sociali di genere sono spesso mantenute tali attraverso sanzioni sociali, in cui il comportamento rispettoso delle norme è socialmente ricompensato e la trasgressione penalizzata. Le sanzioni sociali possono essere abbastanza potenti per indurre le persone ad aderire a norme sociali anche quando non sono d'accordo”.
Le donne stesse adottano un comportamento docile a causa dei pregiudizi. “Alcune donne in posizioni dirigenziali si impegnano in comportamenti che mettono a proprio agio gli uomini, come mostrare mansuetudine e astenersi da comportamenti competitivi, per navigare le dinamiche di genere istituzionalizzate dei loro luoghi di lavoro. Queste dinamiche a loro volta potrebbero rafforzare la credenza che gli uomini sono dirigenti e leader migliori delle donne. Gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone dipendono non solo dalle loro convinzioni, ma anche da ciò in cui credono gli altri e fanno luce sul motivo per cui alcune norme sociali di genere rimangono onnipresenti anche quando sono chiaramente dannose. Affidarsi sugli atteggiamenti degli altri può rafforzare tali norme sociali e loro dare credito, come accade in Arabia Saudita dove la maggioranza degli uomini sposati sostiene privatamente le donne che lavorano fuori casa, ma percepiscono che il sostegno degli altri uomini è di gran lunga inferiore di quanto non sia in realtà”. Gli autori aggiungono che “alcuni gruppi o individui hanno un interesse acquisito nel garantire che le norme che sostengono le disuguaglianze di genere persistano. Uomini e ragazzi spesso traggono vantaggio dalle norme di genere che perpetuano l'esercizio del potere da parte degli uomini sulle donne, ad esempio tra le mura domestiche. Perfino le élite sociali possono contribuire negativamente con pratiche o usanze che riducono l'accesso delle donne alle risorse e al potere. I pregiudizi possono essere sostenuti anche dalle donne più ricche qualora dovessero preservare l'abitudine al ritiro dalla forza lavoro come segno di status sociale e rispettabilità”. Ma le norme sociali di genere distorte possono nuocere anche gli uomini, e gli uomini possono subire sanzioni (in alcuni paesi reali, in altri di tipo sociale) quando non si conformano alle norme di mascolinità. E veniamo al punto dolente della violenza di genere e dei femminicidi che dilagano: “Le condizioni socialmente oppressive in cui molte donne vivono, imparano e lavorano possono rendere difficile per le donne stesse sfidare le norme sociali. Basti pensare ai tabù sociali e alla pratica di incolpare le vittime che hanno subito violenza. Tutto ciò può indurre le ragazze ad astenersi dal denunciare la violenza, non solo per paura di sanzioni da parte della società che le circonda ma anche per una forma di 'auto-colpa' interiorizzata. In contesti in cui le donne sono state a lungo senza potere, voce e influenza, può essere difficile per loro stesse considerarsi agenti di cambiamento e ciò vale anche per le nuove generazioni” precisa il report.