Tante sono le situazioni quotidiane in cui la propria identità sessuale può causare imbarazzo e disagio e autoemarginazione.
Al lavoro: molto spesso gli scambi e le interazioni con i colleghi implicano la condivisione di informazioni basilari su di sé.
Le amate-odiate feste in famiglia: si tratta di occasioni in cui le domande sulla propria vita relazionale sono molto comuni. L’isolamento rappresenterebbe la soluzione per non scegliere tra il rispondere con sincerità o mentire.
Le uscite sociali in coppia: nei ristoranti, negli hotel, con gli amici, per le persone in relazioni Lgbtq+ può risultare faticoso sentirsi continuamente esposti allo sguardo altrui. In questi casi, il coming out è “obbligato” e alcuni preferiscono evitare di porsi in queste situazioni.
La psicologa Irene Raffagnini che collabora con TherapyChat condivide riflessioni e strumenti per chi non riesce a esprimere il proprio “pride” e che sceglie di isolarsi evitando il confronto con gli altri.
La limitazione volontaria delle relazioni sociali viene riscontrata in numerosi disturbi mentali, come l’ansia sociale o il disturbo evitante di personalità, anche estremo come nel caso degli Hikikomori. Si tratta di conseguenze di una società eccessivamente richiedente, fenomeni comuni per chiunque faccia parte della comunità Lgbtq+ particolarmente esposta al cosiddetto “minority stress”, una condizione di stress che caratterizza gli individui di una minoranza discriminata.
Nonostante gli apparenti passi avanti della società per essere più aperta e pronta ad accogliere l’unicità di ogni individuo, ancora oggi persistono tantissime forme di discriminazione e violenza. Il confronto su questi temi delicati richiede uno sforzo mentale notevole delle persone coinvolte, il che può portarle a rifiutare un contatto con l’esterno per evitare sofferenze.
Quali possono essere le azioni concrete per migliorare il proprio benessere mentale e costruire una propria identità, libera da giudizi e pregiudizi?
Ascolto: piuttosto che sentirsi estraniati, incastrati nelle proiezioni altrui, è fondamentale riuscire a beneficiare della “protezione del silenzio” per ascoltarsi, costruendo e difendendo ogni giorno la propria identità;
Dialogo: è importante aprirsi al dialogo rispettando i propri tempi. La psicoterapia rappresenta uno strumento utile per coloro che faticano ad aprirsi e ad avere contatti con il mondo esterno. Questa permette di migliorare il proprio benessere mentale in un contesto privo di giudizio.
Pride: consolidare la consapevolezza di far parte di una comunità inclusiva come quella Lgbtq+ è decisiva per combattere l’isolamento ed accrescere la fiducia in sé stessi. La visibilità del gruppo a cui si appartiene è, inoltre, strettamente legata alla validazione di sé, del proprio orientamento sessuale e dei propri diritti. Sapere che non si è soli, essere visti per come si è realmente, permette di sentirsi più sicuri nei propri sentimenti coltivando un orgoglio che perdura nel tempo.
"Al di là del lavoro del singolo, alla collettività è affidata la responsabilità della creazione di un clima di reale accettazione, privo di discriminazione poiché pone le basi per la fiducia dell’individuo. Molto spesso i pregiudizi sono radicati nell’inconscio: il riconoscimento dei propri preconcetti e la modulazione delle interazioni sociali in base ad essi sono il primo step verso una visione degli altri e del sé maggiormente inclusiva" afferma Raffagnini.