Più in periferia, meno al centro: la concentrazione dell'inquinamento è maggiore rispetto al passato nelle aree periferiche delle città rispetto a quelle centrali, e questo sta comportando un aumento considerevole dei decessi tra i residenti, visto che i quartieri limitrofi a quelli centrali sono in media anche quelli più popolati soprattutto tra gli over 65. I tassi di decesso nelle aree periferiche sono in particolare raddoppiati, con Milano caso esemplare dei grandi centri urbani italiani dove in media sono più alti fino al 60% nei quartieri lontani dal centro con meno verde, ad alta densità di traffico di traffico e di abitanti over 65.
La capitale britannica ha deciso di estendere il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti a tutta l'area metropolitana (suscitando non poche polemiche). "Entro il 2050 Londra avrà la migliore qualità dell'aria di qualsiasi altra grande città del mondo", ha detto Poppy Lyle, Head of Air Pollution Greater London. Convinto dell'efficacia delle norme di 'congestion charge' messe in campo a Londra e in misura minore da Milano è anche Francesco Forastiere, ed epidemiologo dell'Imperial College di Londra, secondo il quale "riducono la congestione da traffico e le emissioni da inquinanti". Scetticismo sulle misure di Milano è invece espresso dal presidente dell'Ordine dei Medici locale, Roberto Carlo Rossi: "Mancano il bersaglio e si percepisce la necessità di fare cassa", dice a proposito della tassa per accedere in centro e al blocco degli accessi anche in zone periferiche anche a chi svolge un servizio pubblico come i medici, "a meno che non sostituire auto perfettamente funzionanti con costosi veicoli elettrici o ibridi".
L'allerta su smog e mortalità arriva a pochi giorni dal varo della nuova direttiva europea sulla qualità dell'aria e alla luce dei dati di una indagine condotta dall'Agenzia per la tutela della salute di Milano (Ats-Mi) recentemente pubblicata su 'Epidemiologia&Prevenzione', la rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia. La ricerca dimostra che nei quartieri di periferia dove passano le tangenziali, con meno verde e più densamente abitate, con molti cittadini over 65, il tasso di decessi attribuibile a biossido di azoto e polveri sottili può aumentare molto rispetto a quello registrato nelle aree limitrofe al centro, meno urbanizzate o più ricche di verde e nei quartieri centrali dove il traffico è solitamente soggetto a limitazioni. Con una popolazione di quasi 1,4 milioni di abitanti, ricorda la ricerca, Milano è la seconda città metropolitana d'Italia, storicamente afflitta dal problema dello smog che, aggiunto al ristagno dell'alta pressione e alle particolari condizioni orografiche, non favorisce la dispersione degli inquinanti atmosferici. "I risultati - dichiara Sergio Harari, pneumologo dell'Università di Milano - permettono di definire una vera e propria mappa dell'inquinamento e dei suoi effetti, quartiere per quartiere e rivelano, per la prima volta, che biossido di azoto e polveri sottili hanno tassi di decesso per 100.000 abitanti che possono arrivare fino al 60% in più in alcune zone della periferia milanese rispetto al centro città". Tra gli inquinanti c'è poi l'anidride carbonica, insidioso a livello globale: secondo un rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie), le emissioni globali di CO2 legate all'energia sono aumentate dell'1,1% nel 2023, raggiungendo un livello record, a causa della scarsa produzione idroelettrica causata dalla siccità e dalla crescita della Cina.
Smog e mortalità, la qualità dell'aria con le aree a traffico limitato è decisiva
Il modello Londra e i dati su Milano. Tassi di decesso fino al 60% nella periferia rispetto al centro città