E' tempo di lavoretti, poesie in rima, decori infantili, cestini colorati, fiori di carta: i regalini dei bambini per la festa della mamma, la seconda domenica di maggio, pensieri che restano nel cuore. E poi cofanetti beauty, profumi, skincare, piante, fiori e dolci.
Ma le mamme, queste persone, al di là della retorica e degli stereotipi culturali, che regalo vorrebbero? Aiuto, collaborazione, condivisione nei ruoli, parità vera perché se la mamma wonder woman è un'etichetta ormai spesso associata alle donne con prole è anche vero che non l'hanno scelta ma, quasi sempre, se la sono ritrovata addosso loro malgrado perché nella cultura italiana alla delega familiare sulla cura dei figli, dal dopoguerra in poi le donne, e per fortuna, hanno associato il lavoro fuori casa senza che a questa unione di 'compiti' sia stato corrisposto all'epoca e ancora non del tutto oggi, una reale parità genitoriale in famiglia. Al netto della narrazione culturale italiana dura da sradicare della donna realizzata solo se anche mamma, resta che la mamma è oggi la persona ultra oberata tra lavoro e famiglia, dunque il regalo più bello, la cosa che desidera veramente è quello che più manca, il tempo per se stessa.
E se anche quest’anno nessuno dovesse regalare loro questo tempo? Forse dovremmo imparare a prendercelo. In fondo non c’è dono più caro che quello che possiamo fare a noi stessi. È una grande forma di amore. Eppure le mamme fanno tanta fatica a prendersi questo tempo.
“Nella mia esperienza di formatrice lavoro con moltissime donne - spiega la pedagogista Giovanna Giacomini - libere professioniste, imprenditrici, lavoratrici nel settore socio-educativo che rappresenta per eccellenza l’ambito della cura. Molto spesso sono donne che dichiarano di non avere mai tempo per sé, di essere stanche, di una stanchezza mentale, più che fisica. Il carico mentale è quel fenomeno per cui le donne sentono su di loro tutte le responsabilità quotidiane. Nella gestione del lavoro, della famiglia, della casa si trovano insomma a dover pensare a tutto, se poi ci si aggiunge l'assistenza ai familiari anziani o malati ecco che la cura di tutto è una cura al cubo". Ecco allora mamme che dalla mattina alla sera pianificano le attività di tutti, cercano di far fronte agli imprevisti della giornata, programmano contemporaneamente il lavoro, la spesa, le visite mediche e, spesso, anche il tempo libero. Perché anche il tempo libero perde la sua stessa definizione e diventa “programmato” in una corsa contro il tempo per fare più cose possibili.
E allora come fare? Che cosa si può fare per cambiare questa situazione? Esistono alcuni imperativi: in primis imparare a dire di no, chiedere quello che serve e imparare a fare pace con il più grande nemico, il senso di colpa, il senso del dovere che sarà forse al di là dei generi sessuali ma che le mamme italiane hanno decisamente spiccato, retaggio culturale.
“In primis, occorre essere più flessibili. Il carico va distribuito, senza il timore di perdere il controllo accettando che chi ci sta vicino faccia la sua parte e che lo faccia a modo suo, anche se questo non ci piacerà. Il problema sono le aspettative che abbiamo. Il desiderio di perfezione fa a pugni con il benessere. Ci limita e ci toglie il piacere. La felicità, infatti, non è uno stato di grazia in cui tutto è meravigliosamente perfetto. La felicità è solo un momento che possiamo assaporare se ci siamo dentro, se siamo nel qui e ora e sappiamo apprezzare tutto quello che abbiamo. Come un mantra, possiamo imparare che io mi amo per quello che sono e posso gioire di quello che ho proprio adesso e che domani è un altro giorno”, aggiunge Giovanna Giacomini, facendo ricorso al concetto di self-compassion.
“La self-compassion è un’abilità che può essere sviluppata da chiunque ed è un potente strumento per gestire stress, ansia e altre emozioni difficili. La self-compassion implica la capacità di sviluppare un atteggiamento di cura verso se stessi agendo con la medesima gentilezza e cura che utilizzeremmo per le persone a noi care. C’è un crescente numero di evidenze che suggerisce che la self-compassion sia associata a un maggiore benessere psicologico e a una minore ansia e depressione. Questo termine è stato introdotto per la prima volta dalla psicologa statunitense Kristin Neff nel suo libro del 2003, Self-Compassion: The Proven Power of Being Kind to Yourself. Da allora, la self-compassion è stata oggetto di numerosi studi di ricerca (oltre 500), che ne hanno dimostrato i numerosi benefici.”. Le mamme il 12 maggio possono festeggiare così.
Festa della mamma , esserlo oltre retorica e stereotipi
Il regalo più atteso il tempo per se stessa e se non arriva bisogna imparare a prenderselo