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La famiglia felice a tavola, oltre i clichè da mulino bianco

Perfezionismo e doveri aumentano i conflitti, ma la convivialità e allegria è in cima ai desideri

Una famiglia riunita a tavola foto iStock.

Redazione Ansa

Mangiare tutti insieme, che felicità? Il bimbo non vuole le verdure, la bimba è svogliata, i fratelli bisticciano, il papà fa battute ma poi si irrita, la mamma si è impegnata a cucinare un menu vario e sano ed è stanca dei ‘non mi piace’. Non sempre la famiglia felice si vede a tavola. Che fare? 

Lo stile di vita delle coppie con bambini è cambiato da un pezzo, mangiare tutti insieme è più difficile ma il desiderio di riunirsi a tavola è in cima ai valori familiari. La cosiddetta convivialità, fatta di emozioni, allegria, spensieratezza e di conversazioni rilassate, è il fulcro dei pranzi e delle cene ideali e da ‘famiglia felice’ ma ai ‘salti mortali’ intrapresi dai genitori (più spesso dalle madri) per cucinare piatti sani e con ingredienti graditi a tutti, possono corrispondere conflitti, delusioni e litigi. La tavola può diventare un terreno difficile dove alle buone intenzioni seguono cocenti delusioni perché è proprio al momento dei pasti che vincono le emozioni e più si possiedono alte aspettative e più si rischia di restare delusi. 

Come evitarlo? In esterna sintesi si può suggerire di pensare meno all’importanza del menù e a controllare che tutti mangino e gradiscano i piatti per cui ci si è tanto impegnati e dedicarsi invece a godersi le chiacchiere, le battute e i racconti di eventi vissuti in precedenza da genitori e figli. Insomma se i figli non vogliono le verdure anche se fanno bene (un grande classico dell’infanzia), se tutto non gira come si vorrebbe e come siamo abituati a pensare, lasciar correre è meglio. Le madri, infine, rubino un po’ di strategie dai padri delle nuove generazioni che, meno attenti alla scelta di menù vari e sani per i loro bambini, tendono a cucinare piatti saporiti, abbondanti pensando meno ai princip di salute. 

Il modo in cui i membri di una famiglia gestiscono le emozioni durante i pasti in casa e come ciò incide sul mangiare, è stato osservato per la prima volta da un team di studiosi dell’università di Lione, Francia e della Flinders University di Adelaide, Australia, che hanno assistito dal vivo al consumo dei pasti di un gruppo di circa 50 famiglie, con genitori e bambini, in Francia ed Australia. 

“Questa immagine di membri della famiglia che si riuniscono felicemente per mangiare cibo sano e gustoso preparato con devozione e piacere a casa, spesso dalle madri, è una visione classica dei pasti, anche supportata da istituzioni e industrie, ma i conflitti e le tensioni che corrono a tavola ci dicono il contrario, - spiega Fairley Le Moal, coautrice dell’indagine. - Il potere simbolico della cena in famiglia e in particolare della cena felice è tale da essere costruito come un'ideologia. Il suo potere è cresciuto di pari passo con l'ascesa del fast-food e del cibo pronto. Negli ultimi due decenni, l'esperienza del piacere nel condividere i pasti, ha guadagnato terreno per controbilanciare la crescente ansia associata al cibo e mangiare insieme è stato persino incluso tra le soluzioni per la prevenzione di malattie legate al cibo come l’obesità”. 

Cosa succede a tavola? “Le regole dei sentimenti positivi influenzavano i pasti in famiglia e bisogna tenerne conto. Abbiamo osservato che madri e padri producono livelli elevati di lavoro emotivo durante i pasti, seppure in modo diverso. Le madri erano viste come premurose, amorevoli e pazienti, mentre i padri erano visti come divertenti, dalla battuta pronta, anche per invogliare i figli inappetenti per esempio, ma anche più impazienti, autorevoli e irritabili”.

Quali emozioni vivono i padri? “I papà oggi cucinano e partecipano alla preparazione dei pasti molto di più dei padri delle generazioni precedenti. Sono però meno impegnati sul fronte della scelta degli ingredienti sani e prediligono la quantità piuttosto che la qualità, dando priorità al principio del piacere del cibo piuttosto che a ciò che fa bene” si legge nello studio. 

E le madri? “Le mamme provano più comunemente i sensi di colpa, stress e ansia nel lavoro alimentare quotidiano. Vivono infatti un carico emotivo più pesante che non deriva solo dal fatto che il momento del pasto debba essere per forza un’esperienza positiva ma anche da aspettative irrealistiche associate ad una alimentazione varia e sana, in termini di scelta dei cibi che facciano bene ai propri figli. Qui subentra il cliché radicato secondo cui una brava madre deve svolgere un lavoro alimentare intensivo e questo provoca una adesione totale o un rifiuto da parte delle stesse madri. In entrambi casi valgono emozioni di frustrazione”.

L’altra faccia della medaglia del pasto felice in famiglia sono le fughe dalla tavola. “Esiste anche l'evitamento del lavoro sulle emozioni, in cui una situazione viene evitata per evitare di dover gestire determinate emozioni, - spiega Le Moal.  - Le regole dei sentimenti durante i pasti e il lavoro sulle emozioni che può derivarne possono costituire barriere al mangiare insieme in famiglia. Alcuni genitori non mangiano insieme perché non hanno la forza emotiva per affrontare queste lotte durante i pasti, soprattutto dopo una giornata faticosa. Insomma non mangiare insieme è un modo per evitare di dover raggiungere le aspettative emotive durante i pasti ed evitare conflitti. Altri, dopo un inizio allegro del pasto si arrabbiano e la magia svanisce”. 

Come  superare  l’impasse e godersi i pasti in famiglia? Il primo passo è analizzare il processo che ci coinvolge fin dalla lista della spesa (meno opzioni sane e qualche concessione di più ai gusti degli altri) e comprendere che alle volte siamo vittime di pressioni irrealistiche imposte dall’idea di dover nutrire i nostri figli secondo obiettivi che non corrispondono alla realtà”. Liberarsi dei sensi di colpa quindi dissociandosi da questi ideali per non esserne influenzati in modo così evidente.

Altra strategia è chiacchierare: “I racconti di esperienze passate rendono l'ambiente rilassato. Abbiamo visto che i genitori che hanno chiesto ai loro figli di raccontare una storia in particolare, magari prendendo spunto dalle vacanze, facendoli quindi esercitare anche loro le capacità di narrazione e connessione di pensieri, rendevano l’aria serena e allegra”.

Infine cambiare modalità di consumo dei pasti: per spezzare la routine si possono organizzare cene spontanee sul divano o attorno al tavolino del soggiorno e in orari alternativi. “Le forme di trasgressioni piacciono ai bambini ma anche ai genitori che si sentono meno sotto pressione e conducono più facilmente ad atmosfere piacevoli e più rilassate per tutti” dicono gli autori.

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