Devono restare a casa i ragazzi, anche quelli che i giorni scorsi affollavano i locali e i marciapiedi infrangendo le indicazioni di non fare assembramenti. Ora che le regole sono ancora più stringenti (locali pubblici chiusi e uscire solo per lo stretto necessario) per contenere la pandemia del Coronavirus, ai giovani si richiede di non vedere gli amici, non frequentare fidanzate e fidanzati restando a casa com mamma, papà e fratelli.
L’empatia in famiglia, non il rimprovero: Il primo passo spetta ai genitori. Rimproveri, rigidità e imposizioni sono vissuti dai ragazzi come una ferita e sono utili solo a farli sentire ancora più inadeguati, oltre a rendere l’ambiente domestico angosciante per tutti. “Il primo passo devono farlo i genitori provando ad identificarsi con i ragazzi, agendo con compartecipazione nei loro confronti e mostrandosi attenti ad ascoltare cosa provano in questi giorni di ‘coprifuoco’, - spiega Barrilà. Dire loro ‘sento quello che provi, ti sono vicino, vedo come ti senti e cerco di soccorrerti ‘ può aprire la porta al dialogo e renderli partecipi. “Piuttosto che il rimprovero, che apre ferite e non li valorizza serve la vicinanza, abbinata ad una autorevolezza motivata. E nei casi di maggiore chiusura e difficoltà a digerire le regole da parte dei figli, esiste lo strumento dell’autocertificazione che dà qualche spiraglio per non annegare, senza approfittare naturalmente. Compilarlo e uscire per fare una passeggiata breve può spezzare l’angoscia e farli aprire, rilassare e capire”.
Quanti giorni senza uscire? Non siamo catastrofici con loro
Prospettare ai ragazzi che passeranno intere settimane chiusi in casa non serve a renderli più aderenti alle regole. Spiega l’esperto: “Loro sono concentrati sul presente, vivono il momento e negano il futuro a lunga gittata, progettate l’isolamento per settimane è solo fonte di ulteriore angoscia. Non c’è bisogno di enunciare un futuro catastrofico, meglio restare sul momento, dire loro ‘per ora è così, poi vedremo insieme’ è un buon approccio per essere ascoltati”.
Niente fidanzata, niente fidanzato. Come convincerli? Sottolinea Barrilà: “Avere un compagno o una compagna a questa età significa sentirsi ‘normali’, perché si desidera somigliare agli altri, si riceve in pratica la patente di normalità. Se il partner manca fisicamente prenderà immediatamente il sopravvento la paura di perderlo perché questa è un’età fragile che ha bisogno di continue conferme. Si dice che la paura di essere abbandonati sia molto sentita nei bambini, invece è presente anche negli adolescenti e in modo ancora più urticante che nell’infanzia”. Come far digerire la lontananza del moroso per i prossimi quindici giorni ai figli? Barrilà spiega che si può loro indurli a riflettere che, se non bastano gli abbracci virtuali dati con skype e i tanti dispositivi social che già usano abitualmente fra loro, significa che il legame non c’era in realtà. L’attesa dovrebbe aumentare il desiderio di rivedersi e comunicare in questi giorni in modo virtuale grazie alle piattaforme digitali può essere prezioso.
Vita negli spazi chiusi e senza amici, come superare le incomprensioni Stare a lungo negli spazi chiusi è alienante per i ragazzi. “I giovani hanno bisogno di uscire per confrontarsi con i loro coetanei. Hanno bisogno di un reale contatto fra loro. Quando si incontrano si toccano, salutandosi, abbracciandosi e baciandosi. Si danno pacche, manate anche rumorose perché hanno bisogno di ‘certificarsi’, di avere consistenza e tutto passa attraverso il contatto fisico, - precisa l’esperto. Come sopportare la vita al chiuso? “Inutile ribattere che l’isolamento è per il loro bene e per quello della comunità mentre loro si sentono defraudati della possibilità di avere le conferme dal loro giro di amicizie. Ci vuole invece compartecipazione e vicinanza dimostrando loro concretamente che capiamo la loro difficoltà e che si tratta di un breve periodo”.
Siate impopolari, senza timore ma date l’esempio per primi “Molti genitori non amano essere impopolari con i figli e rinunciano ad imporre regole in casa, - afferma Barrilà. - Invece non si deve temere di esserlo nel ricordare i principi di prevenzione dei contagi”. L'educazione è una ‘trasmissione testimoniale’, questo significa che i genitori devono per primi attenersi alle regole senza sgarri. Dare l’esempio è un buon inizio.
Coronavirus, niente amici nè amore come convincere i ragazzi a restare a casa
Barrilà, il primo esempio è il comportamento dei genitori