Quando il bambino si accinge ad alzarsi in piedi e a muovere i primi passi, cosa possiamo fare per aiutarlo a camminare? È giusto che l’adulto gli tenda una mano? “La qualità del cammino del bambino dipende dalla qualità delle sue azioni nell’ambiente. - Spiega Laura Carai, terapista della Neuropsicomotricità dell'età evolutiva e consulente scientifica di QUID+, la linea editoriale educativa firmata da Gribaudo - L’adulto deve osservare il bambino e i suoi movimenti, predisporre uno spazio adatto composto da una serie di oggetti curiosi da esplorare e posti ad altezze diverse e lasciare il proprio figlio libero di commettere errori e interagire con gli altri bambini.
Non insegnare
L’acquisizione del cammino è un processo naturale del bambino, come ampiamente dimostrato dagli studi di pediatri e pedagogisti quali Pikler, Montessori, Prechtl, Brazelton, Milani e Comparetti. L’età media di acquisizione è la stessa per tutte le culture del mondo dal nord Europa all’Africa centrale pertanto, lasciate perdere suggerimenti e trucchi trovati in rete. Il ruolo dell’adulto deve essere quello di rassicurazione emotiva, di presenza e vicinanza ma non di sostituzione al bambino, che deve essere libero di esplorare con interesse le proprie capacità motorie, seppur in sicurezza.
Non avere fretta
Generalmente i bambini iniziano a camminare autonomamente intorno al compimento del primo anno di età, ma è fondamentale rispettare la variabilità individuale di ciascuno di loro, su cui incidono diversi fattori come: predisposizione genetica, indole, corporatura, ambiente di vita e uso di ausili. Quindi essere pazienti e diventare discreti osservatori del proprio bambino, è la mossa giusta per imparare a rispettare i suoi tempi, riconoscendo le sue abilità e accettando i piccoli fallimenti che saranno un fondamentale incentivo alla ricerca di strategie motorie più efficaci e funzionali.
Non fare paragoni
Non esistono correlazioni tra la velocità e la qualità di acquisizione del cammino all’interno del fisiologico range di età per il raggiungimento di abilità motoria. Proprio per questo motivo, mettere pressioni inutili sul bambino, non può far altro che minare l’autostima del piccolo, riducendone la genuina curiosità e gioia del mettersi alla prova. Il genitore si accorgerà, osservandolo con più attenzione, che solo lasciandolo libero di esplorare e sperimentare le proprie capacità motorie, i movimenti diventeranno più fluidi, vari, funzionali ed eseguiti con sicurezza tale da rendere soddisfatto il bambino nel suo movimento.
Non usare il girello
A livello posturale e motorio il girello non permette all’arto inferiore di percepire l’effettivo peso del corpo e di allenarsi a sostenerlo, trovando armonia tra le forze muscolari necessarie a mantenere prima la posizione eretta e poi l’equilibrio dinamico nell’avanzamento. Infatti, in uno studio del 2018, l’American Academy of Pediatrics aveva posto un veto sul suo utilizzo. Esattamente come le “bretelle primi-passi”, il girello causa il ricorso a schemi motori poco funzionali e riduce la quantità di esperienze motorie efficaci a favore di una maggior dipendenza dall’adulto. Al loro posto, sarebbe consigliabile l’uso di carrellini, seggioline o semplicemente uno scatolone adatto al bambino da spingere.
Non far indossare precocemente scarpe
L’abbigliamento fa la sua parte. Inizialmente sarebbe importante lasciare il piede del bambino nudo per compiere i suoi primi passi. Il suo piede è naturalmente piatto e lasciarlo a contatto diretto con il suolo è importante per favorire la formazione della volta plantare, ma anche per acquisire il maggior numero possibile di informazioni percettive, utili per la buona evoluzione dello stare in piedi e del camminare. Quando sarà autonomo, si potrà optare per l’acquisto di calzature leggere e avvolgenti, di misura “giusta” e con una suola molto flessibile.
I primi passi del bambini, cinque errori da non fare per spingerlo a camminare
Laura Carai, il consiglio è dedicargli spazio apposito per tentativi in libertà