E' un rivale di Nostalgia di Mario Martone nella corsa per la nomination agli Oscar, designato dal Belgio, ha prestigiose candidature agli Efa ed ha già tra i premi vinti il Grand Prix di Cannes 2022: CLOSE di Lukas Dhont arriva in sala dal 4 gennaio con Lucky Red e, vada come vada nella notte di Reykjavik del 10 dicembre in cui la sfida con l'Italia è doppia, anche per la categoria migliore attore, Favino vs il 13enne Eden Dambrine, è tra i film europei più belli dell'anno.
"Ogni scena, ogni dettaglio, ogni colore è stato meticolosamente preparato in questa storia, i due ragazzini protagonisti invece non hanno fatto alcuna prova, mai nessuna singola scena.
"E' una storia di amicizia adolescenziale in fondo senza tempo - dice all'ANSA Dhont - e oggi con la nostra nuova sensibilità siamo portati a vedere questa vicenda con un condizionamento diverso, una lettura che è anche di definizione sessuale". Dice il regista, 31 anni, al suo secondo film (il primo, Girl, aveva sbancato nel 2018: Camera d'or, Queer Palm e Fipresci della critica e migliore rivelazione agli Efa) che "tutti abbiamo fatto esperienza di amicizia, ma è solo della relazione amorosa che analizziamo socialmente la rottura, dando meno importanza a quello che accade quando invece è una amicizia a lasciarci il cuore infranto. Oggi le nuove generazioni di giovani cercano di destrutturare quello che appartiene alla società patriarcale, di rompere gli schemi delle categorie, dei generi, di interrogarsi sulla mascolinità secondo cliché, per questo le definizioni sono più fluide, ma quanto siamo intimamente preparati a questo?". Close fa tornare alla memoria storie di amicizie indivisibili che in adolescenza sembravano incorruttibili al tempo e ai compromessi, ma la sublime innocenza di Leo e di Remy va oltre, finisce per pescare nella fragilità, nel non-detto, nell'inespresso e quando tutto si rompe la tragedia lascia lo spettatore muto, inquieto a disperarsi per non aver capito i segnali, aver lasciato correre, proprio come accade in tanti fatti di cronaca che riguardano i giovani. "A scuola insegnano il latino, la geografia, il francese, ma non c'è un focus sul linguaggio dell'interiorità, non insegnano ai ragazzi a leggersi dentro, ad esprimere questi sentimenti e turbamenti, né ai genitori ad intercettarli", riflette il regista. Dhont ha avuto esperienze vagamente simili, sognava di fare il ballerino e ora scrive per questo sceneggiature "coreografiche, che danzano da un personaggio all'altro" e regala film come Close.
Dhont, 'in Close amicizia e mascolinità di adolescenti al bivio'
Grand Prix a Cannes, esce potente coming of age favorito a Efa