Dopo gli ‘sdraiati’ e i ‘bamboccioni’ (i soprannomi dei Millennials), ecco gli ‘sfiancati’. Sono i giovani della Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012,) e accusano forti sintomi di sconforto, ansia generalizzata e mancanza di visione di futuro.
Molti della Gen Z si sentono stanchi : il loro atteggiamento curioso e ambizioso ha subito un colpo a partire dal 2021. In calo dell’8% l’interesse a viaggiare ed esplorare il mondo, sono più stanziali che mai, nonostante l’età. Appassionati per l’emergenza climatica, a causa della continua e prolungata esposizione ad eventi stressanti come la guerra in Ucraina ed il Covid, adesso cala la voglia di occuparsene: in calo l’interesse per i problemi ambientali (siamo passati dal 33% nel 2021 al 30% nel 2022) e per le notizie di attualità (-7% in un anno). “La gen Z inizia a sentirsi stanca a portare avanti le istanze per la difesa dell’ambiente e la lotta contro il cambiamento climatico. L’interesse per questi temi è calato dell’11% in un anno. Si tratta di una stanchezza mentale e di nuove priorità che scopriremo nel 2023”.
La tensione per la salute mentale si percepisce molto di più dalle generazioni più giovani, si legge nella ricerca. “I ragazzi stanno pagando un pesante conto, - dicono gli autori. – Globalmente sono più di ogni altra generazione che li ha preceduti i più soggetti a problemi di salute mentale e 3 su 10 sono soggetti all’ansia, la più alta proporzione tra tutte le fasce di età:". Il 29% di loro sente di soffrire d’ansia e vorrebbe aiuto (lo dichiara invece il 24% dei Millennials, il 23% della Generazione X e il 21% dei boomers). Il 10% dichiara di avere qualche forma di disturbo mentale (contro l’8% dei Millennials, il 7 % della Gen X e il 6% dei boomers). “La pandemia e internet non bastano affatto e non sono la causa dei disagi degli adolescenti di oggi, vittime di gesti autolesionistici e così propensi al suicidio di cui nessuno vuole parlare e invece è proprio parlandone che si combatte il rischio, - precisa Matteo Lancini. – L’emergenza sanitaria ha esacerbato una sofferenza già presente nei ragazzi e nelle ragazze. Internet e la pandemia sono schemi dove invece si proiettano le contraddizioni e la povertà educativa degli adulti che sono sempre più fragili. Madri, padri, insegnati, istituzioni sono in difficoltà nel percepire, ascoltare e accogliere i segnali del dolore sempre più inesprimibile in una società che promuove l’individualismo, la competitività e non rimuove gli inciampi, i fallimenti e i dolori inevitabilmente presenti durante il processo di crescita”. Una fragilità adulta spiccata sembra contraddistinguere gli stessi genitori che perciò non sarebbero in grado di avere quel ruolo fondamentale di ‘adulti autorevoli’ come lo intende il dottor Lancini ovvero in grado di rinunciare a qualcosa di sé in nome dell’ascolto delle fragilità e delle paure dei figli in crisi, insieme ai quali definire il loro progetto futuro. “I genitori dovrebbero identificarsi nei loro figli, capire chi sono nelle loro incertezze ma anche nelle istanze che hanno a cuore, sostenendoli con un ascolto autentico e non fatto di stereotipi e luoghi comuni o tranciando il dialogo con giudizi sommari, frettolosi, pieni di preconcetti e pericolosi. I genitori e la società dovrebbero essere in grado anche di farli parlare dei loro inciampi, dei dolori, del pensiero suicida che li sfiora, del senso della vita e della morte. Invece purtroppo spesso spetta ai figli preoccuparsi delle fragilità degli adulti”.