Nella lingua inglese (così come in tutte) ci sono dei modi di dire particolari e unici, spesso difficili da tradurre letteralmente in altri paesi senza suscitare l’ilarità generale o far nascere numerosi dubbi. In occasione del Dictionary Day che si festeggia il 16 ottobre, Cambridge English, ha raccolto 8 espressioni idiomatiche, tra le più curiose del mondo anglosassone e che risultano impossibili da tradurre letteralmente in italiano, ognuna con una propria storia.
Break a leg
Quando in inglese si augura a qualcuno di “rompersi una gamba” non gli si sta auspicando il peggio, ma buona fortuna. L’espressione ironica viene usata soprattutto a teatro: secondo i più scaramantici, un semplice “good luck” in quel contesto avrebbe l’effetto contrario. L’origine di questo modo di dire è incerta, ricca di teorie diverse che arrivano fino nell’antica Grecia. Una delle più accreditate fa riferimento alla linea che divideva il palco dal dietro le quinte che era nota come “leg” o “leg line”. Superarla (to break) significava far parte dello spettacolo, esibirsi di fronte al pubblico e, di conseguenza, essere pagati. Uno splendido augurio per attori e performer. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “in bocca al lupo!”
Get the wrong end of the stick
“Prendere l’estremità sbagliata del bastone” significa fraintendere un’azione o una situazione, spesso con conseguenze spiacevoli. Questo modo di dire fa riferimento ai bastoni da passeggio e, in particolare, all’impugnare il loro “wrong end”, ossia l’estremità che si appoggia a terra, spesso sporca e ricoperta di fango. Secondo alcuni, l’espressione idiomatica nasce da un oggetto usato in epoca romana: un bastone con all’estremità un pezzo di tessuto, un tempo utilizzato nei “bagni pubblici” al posto della carta igienica e passato di mano in mano: prenderlo dalla parte sbagliata non era sicuramente un evento piacevole. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “prendere fischi per fiaschi”.
Don’t throw the baby out with the bathwater
Questa espressione idiomatica, traducibile letteralmente con “non gettare il bambino con l’acqua della bacinella”, invita a prestare attenzione, a non eliminare o rovinare qualcosa di buono nell’intento di disfarsi di ciò che è negativo. Un tempo, quando nelle case non c’era l’acqua corrente, i membri di una famiglia erano soliti fare il bagno all’interno della stessa bacinella, dal più vecchio, che quindi si lavava nell’acqua limpida, al più giovane, che spesso veniva immerso in acqua ormai sporca. Una volta lavato il bimbo più piccolo, la bacinella veniva svuotata in strada. Questo modo di dire pare sia nato proprio da questa usanza, perché a volte l’acqua era talmente torbida da non far vedere il bimbo, che veniva gettato fuori dalla porta da mamme e levatrici sovrappensiero. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “non fare di tutta l’erba un fascio”
It’s raining cats and dogs
Nei paesi anglosassoni è comune veder “piovere cani e gatti”, ossia assistere a perturbazioni intense. Per quanto l’espressione possa far sorridere e possa sembrare ridicola, in realtà si basa su fatti che in passato erano abbastanza comuni. Un tempo cani e gatti erano soliti riposare e fare i propri bisogni sui tetti delle case o sostare nelle vicinanze dei camini accesi per riscaldarsi durante la stagione fredda. Quando pioveva a dirotto, però, i poveri animali facevano fatica a rimanere in equilibrio o ancorati al tetto e, di conseguenza, poteva capitare che cadessero a terra piovendo, appunto, dal cielo e spaventando chi sfortunatamente si trovata a camminare lungo i marciapiedi o ai bordi delle strade. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “piove a catinelle” oppure “c’è il diluvio universale”.
It’s not my cup of tea
Ci sono poche espressioni tanto inglesi quanto “not my cup of tea”, traducibile letteralmente con “non è la mia tazza di tè”. Il modo di dire, apparentemente nato nell’Ottocento e legato alla tradizione britannica del tè delle cinque, significa che qualcosa non interessa o non fa al caso nostro: nacque senza la negazione, aggiunta negli anni ‘20 del Novecento, per indicare qualcosa di veramente apprezzato e adatto a una persona. Oggi questo modo di dire è diffuso in tutto il mondo anglosassone, anche se è molto più comune nel Regno Unito, of course. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “non andare a genio”.
Get your ducks in a row
L’immagine di un gruppo di anatre in fila rende perfettamente l’idea espressa da questo modo dire: mettere tutto in ordine, organizzarsi ed essere pronti. L’espressione sembra essere nata negli anni ’70 all’interno dei poligoni di tiro, dove spesso venivano usate sagome di anatre come bersaglio per allenare la propria mira e per imparare a maneggiare al meglio le armi da fuoco. Avere tutte le anatre in fila significava essere pronti a sparare, dare il via all’allenamento, e, anche se l’espressione è tipicamente americana, oggi è usata in tutto il mondo anglosassone. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “fare mente locale”
Feeling under the weather
Ritrovarsi sotto un temporale non è affatto una situazione piacevole ed è proprio questa la sensazione che vuole ricreare questo modo di dire anglosassone. Quasi sempre è usata per indicare un vero e proprio malessere fisico, magari l’inizio di un raffreddore o dell’influenza, o quando si è molto stanchi, ma in alcuni casi può indicare anche uno stato d’animo, un malessere più generico o l’essersi svegliati con il piede sbagliato. Il modo di dire pare sia nato sulle navi inglesi che solcavano l’oceano, perché, quando qualcuno a bordo si ammalava, il contagio era immediato e colpiva così tanti marinai che i loro nomi non trovano più posto nella parte dedicata ai cognomi nei diari di bordo e quindi venivano scritti nella colonna dedicata alle condizioni metereologiche, “under the weather”, appunto. L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “avere il morale sotto i piedi” oppure “essere giù di corda”.
Touch on wood
“Touch on wood” è un’espressione che viene usata nella lingua inglese per scongiurare la sfortuna sia per azioni appena compiute sia per programmi futuri per i quali non si vuole sfidare la sorte con il proprio ottimismo. L’origine del detto sarebbe da legare al folklore popolare che prevedeva rituali che coinvolgevano spiriti di alberi sacri. O ancora, si credeva alla presenza di spiriti benigni all’interno degli alberi: quando si cercava un po’ di fortuna o una benedizione, era necessario svegliarli toccando l’albero o bussando sul tronco.
L’espressione italiana che ci assomiglia di più: “toccare ferro”.
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