Quando si parla di lavoro, di viaggi, di socialità, c’è un aspetto sempre più importante e che avrà un ruolo primario nei prossimi anni: la conoscenza dell’inglese. Non si tratta solo di una questione lavorativa, peraltro aspetto fondamentale per la crescita professionale (per l’80%), ma di visione, in grado di avere un impatto diretto sulla vita delle persone.
Sono questi alcuni risultati della ricerca commissionata da Novakid, scuola di inglese online, dove i bambini tra i quattro e i dodici anni possono imparare l’inglese, all’Istituto AstraRicerche. Partiamo dal grado di conoscenza dell’inglese da parte degli italiani adulti. Più della metà del campione afferma di avere un livello di conoscenze adeguato sia a livello professionale che privato. E se si pensa a un futuro non troppo lontano, come ad esempio a quello dei propri figli, gli italiani ripongono grande fiducia nel fatto che questi impareranno l’inglese arrivando ad un livello decisamente più alto. È infatti condiviso dalla grande maggioranza degli intervistati che questa lingua diventerà sempre più fondamentale allo sviluppo, alla crescita e al successo di una persona, sia in ambito lavorativo che personale. Secondo gli intervistati, una buona padronanza dell’inglese è essenziale soprattutto per i più giovani: il 59% dichiara sia importantissimo per i bambini nell’ambito di un percorso di crescita e di apprendimento più fluido, per il 66% è essenziale per gli adolescenti, che un domani dovranno affacciarsi al mondo del lavoro, e il 62% lo ritiene fondamentale per i giovani adulti alle prese con i primi passi della propria carriera. Più in generale, l’Inglese è ritenuto fondamentale o importante da almeno l’85% del campione non solo per i più giovani, ma anche per gli adulti e per i soggetti che hanno difficoltà lavorative (disoccupati, precari, eccetera).
Pensando al mondo lavorativo, il 67% degli intervistati è convinto che la padronanza della lingua inglese incida in una certa misura nell’occupazione che si trova e nel percorso di carriera, e un buon 28% pensa addirittura che faccia la differenza. Ciò che può sorprendere da questi dati è che la percentuale più alta di persone che lo ritengono fondamentale sia composta principalmente da giovani, dai 18 ai 24 anni, e dal range più senior degli intervistati, dai 55 ai 65 anni. È interessante vedere come due generazioni che hanno imparato la lingua in diversi stadi della propria vita (più si va avanti con l’età, e più tardi nel percorso scolastico si afferma di aver imparato l’inglese), si trovino in accordo sull’importanza dell’apprendimento della lingua inglese.
Ma l’inglese non è considerato utile solo per la vita lavorativa: il 49% degli intervistati, infatti, ripensando alle proprie esperienze, dichiara che la conoscenza di questa lingua sia stata più che utile anche nella vita sociale e di relazione. In particolare, la conoscenza dell’inglese ha aiutato gli intervistati ad “aprirsi” al mondo, alle culture straniere (56%), a viaggi ed esperienze (54%) e a determinati rapporti di amicizia (41%).
È proprio questa funzione sociale e culturale dell’inglese che spinge molte persone a prediligere un metodo di apprendimento autonomo e personale, fatto attraverso azioni quotidiane. Ad esempio, il 52% delle persone afferma di avere migliorato le proprie competenze grazie alla visione di contenuti multimediali in lingua, il 49% dà il merito a viaggi in paesi anglofoni, il 43% alla lettura di libri in inglese e il 40% all’ascolto di musica internazionale. Non sono trascurabili nemmeno i metodi tradizionali come i corsi di inglese o il tradizionale percorso scolastico, mentre meno diffusi sono i contatti sociali con altri parlanti la lingua.
Lo studio ha, infine, esplorato gli aspetti della lingua inglese che la popolazione italiana ritiene più difficili e ostici. È emerso che la “conversazione” (intesa come saper parlare e capire ciò che viene detto) sia l’elemento che più mette alla prova gli intervistati. Il 61% ritiene infatti difficile conseguire un buon livello di confidenza nel parlare, mentre il 59% ha difficoltà nell’ascolto e nella comprensione. A mettere in crisi gli italiani è soprattutto la pronuncia (difficile per il 69%) ma anche il vocabolario e la grammatica (58% e 57% rispettivamente).
L’inglese come “motore mentale”: gli Italiani si definiscono persone più socievoli e aperte a nuove culture
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