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Amedeo d'Aosta, grande passione per auto e raid avventurosi

Dalla Bizzarrini alle 124 Tre Continenti e Lancia Beta Capo Nord

Amedeo d'Aosta, grande passione per auto e raid avventurosi

Redazione Ansa

Nella vita di Amedeo d'Aosta, scomparso il primo giugno, le automobili hanno rivestito un grande ruolo, tanto da averlo visto protagonista - in un'epoca in cui attraversare i Continenti era davvero un'avventura - di alcuni grandi raid.

Nell'estate del 1970 è proprio il Duca a portare per la rivista Quattroruote assieme all'amico pilota Enzo Bartone e ad altri esperti, nell'arco di 49 giorni, tre fiammanti Fiat 124 da Città del Capo a Capo Nord, in quello che è conosciuto come il Raid dei Tre Continenti. Le auto toccarono Africa, Asia ed Europa e gli equipaggi, grazie anche alla presenza di Amedeo d'Aosta, vennero accolti ufficialmente nel raid dall'Imperatore di Ethiopia Haile’ Selassie, dallo Scia’ di Persia e da Re Gustavo Adolfo di Svezia.

Solo tre anni più tardi, questa volta per iniziativa del mensile Gente Motori e del suo direttore Gianni Marini, di Duca e l'inseparabile amico e copilota Enzo Bartone vennero coinvolti in una impresa ancora più complessa, quella di portare la nuova Lancia Beta (veniva presentata in quei mesi, come primo prodotto sotto la proprietà Fiat) dal punto più meridionale dell'Europa continentale, Capo Spartivento in Calabria, a Capo Nord in Svezia, ma in condizioni invernali.

Le due Beta, originariamente bianche, vengono riverniciate di arancione per essere più visibile nelle condizioni di scarsa visibilità del lungo inverno nordico e ricevono alcune modifiche per adattarsi alle condizioni 'estreme' (la temperatura scende sotto i 40 gradi) e migliorare la sicurezza. Ci sono un roll-bar, uno sbrinatore supplementare per il parabrezza, due fari antinebbia e un faro supplementare posteriore.
Partecipano alla spedizione il duca d’Aosta, Enzo Bartone, l’inviato della rivista Bruno Nestola e il fotografo Vanni Belli, oltre a due meccanici della Lancia e un cineoperatore della Rai di Torino.

La partenza - come racconta Bartone - avviene il 29 febbraio del 1973 con tappe davvero impegnative: la prima per 2.002 km porta le due Beta da Capo Spartivento a Norimberga in una sola 'tirata'. La seconda da Norimberga e Sundsvall (Svezia) per 1.941 km e la terza da Sundsvall e Rovaniemi (Circolo Polare Artico) per 853 km. Nella quarta e ultima tappa che porta a Capo Nord le difficoltà ambientali aumentano e nonostante le gomme chiodate speciali, le due Lancia si trovano ad affrontare tratti che sono in quel periodo dell'anno chiusi alla circolazione,

Ecco intervenire Amedeo d'Aosta che, telefonando personalmente a Re Gustavo, ottiene il permesso e il supporto dell'esercito per arrivare all'isola di Capo Nord il 4 marzo. In totale (lo certifica il quotidiano locale Finnmark Posten) le due Beta hanno viaggiato su 5.549 km di cui 38 ore di guida ininterrotta su neve e ghiaccio.

Ma la passione del Duca d'Aosta per i motori aveva avuto un momento ancora più importante qualche anno prima, esattamente nel 1966. Il livornese ingegner Giotto Bizzarrini, che dopo esperienze in Ferrari e ATS, aveva avviato nel 1964 una sua produzione di berlinese sportive a motore anteriore, decise di cimentarsi in uno schema inedito, cioè quello del motore posteriore centrale e con destinazione agonistica.

Disegnata dal grande Giorgetto Giugiaro (all'epoca alla Ghia) nacque così la Bizzarrini P538S, dove P evidenziava la trazione posteriore, il numero 53 si riferiva alla cilindrata (5,3 litri), 8 al numero di cilindri e S come Sportcar. Della piccola serie di vetture da competizione, su richiesta di Amedeo d'Aosta solo una - quella con telaio 004 - venne costruita con carrozzeria chiusa, tanto da essere denominata ufficialmente 'Duca d'Aosta'. Da tempo quella Bizzarrini one-off è entrata nel circuito internazionale dei collezionisti ad una quotazione che un sito specializzato definisce 'stratosferico'.


   

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