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Regione 'straccia' accordo, niente hypercar cinesi in E-R

Nel febbraio 2021 Silk-Faw annunciò investimento da un miliardo

Redazione Ansa

La Regione Emilia-Romagna revoca il contributo da 4,5 milioni di euro a Silk-Faw, la joint venture sino-americana delle hypercar elettriche di lusso sportive che aveva intenzione di insediarsi a Gavassa di Reggio Emilia con un mega polo produttivo. E contestualmente sigla una risoluzione dell'accordo regionale per lo stabilimento. È il contenuto di una determina dirigenziale della Giunta regionale firmato dal responsabile di settore Adriano Gilli il 7 marzo scorso, atto pubblicato sul sito della Regione. Alla presentazione del progetto, nel febbraio del 2021, Silk-Faw aveva annunciato un investimento da un miliardo di euro.
    Con il documento, la Regione "prende atto della volontà di Silk Sports Car Company srl (già Silk-Faw Automotive Group Italy srl) espresso il 22 febbraio 2023 di rinunciare all'accordo regionale di insediamento e sviluppo sottoscritto in data 27 aprile 2022". Inoltre di fatto ritira i fondi che la società si era aggiudicata tramite un bando del 2021 "per l'attrazione degli investimenti in Emilia-Romagna".
    Finanziamenti che di fatto non sono mai stati elargiti perché già "congelati" essendo legati ad un impegno di spesa da 11 milioni da parte di Silk-Faw, mai ottemperato. La società infatti, nonostante le roboanti promesse di un anno e mezzo fa ("investimento complessivo da un miliardo di euro e 5.000 dipendenti da assumere") non ha neppure mai acquistato il terreno opzionato per il progetto. Tant'è che nella determina dirigenziale la Regione puntualizza che "come risulta dalla contabilità regionale, non sono stati disposti pagamenti a favore della società e pertanto si prende atto "che non si debbano avviare le procedure di recupero di importi erogati e non spettanti". Le risorse disimpegnate tornano così ad essere nelle piena disponibilità del bilancio della Regione. Silk Faw potrà comunque - se lo vorrà - ricorrere nei termini di legge al giudice ordinario. Anche se questo atto mette praticamente la parola fine al progetto. 

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