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Elon Musk torna a sorpresa in Cina per Tesla

Vede il ministro degli Esteri e rilancia: 'Cresceremo nel Paese'

Redazione Ansa

Elon Musk torna a sorpresa in Cina per rilanciare la sua Tesla, alle prese con una concorrenza locale più aggressiva. Dopo tre anni di assenza per le restrizioni anti-Covid, il jet privato del miliardario è atterrato nel pomeriggio all'aeroporto di Pechino per parlare di affari nel mezzo delle tensioni commerciali ad ampio spettro tra Stati Uniti e Cina. Nella capitale cinese Musk ha avuto subito un inedito incontro con il ministro degli Esteri Qin Gang che ha rimarcato, nel "grande ringiovanimento della nazione a tutto tondo attraverso la modernizzazione in stile cinese", un "alto livello di apertura verso l'esterno" e la "creazione di un migliore ambiente commerciale, orientato al mercato e allo stato di diritto per le imprese di tutti i Paesi, inclusa Tesla". Quanto ai rapporti con gli Usa, Qin ha ribadito che lo sviluppo cinese "è un'opportunità" e che "una relazione sino-americana sana, stabile e costruttiva non è vantaggiosa solo per i due Paesi ma per il mondo intero".

La dichiarazione serale del ministero degli Esteri cinese non ha fornito molti dettagli su quanto discusso da Musk e Qin, anche se ha dato una versione di quanto riferito dal tycoon in linea con i desiderata di Pechino: "Il popolo cinese è laborioso e intelligente, gli interessi di Usa e Cina si intrecciano come gemelli siamesi, inseparabili l'uno dall'altro. Tesla si oppone al disaccoppiamento e alla rottura delle catene degli approvvigionamenti ed è disposta ad espandere la propria attività in Cina e a condividere le opportunità di sviluppo del Paese". Il Dragone è il secondo mercato più grande di Tesla e Musk ha cercato di mantenere buoni rapporti con Pechino, adeguando da ultimo i prezzi delle sue auto elettriche in un contesto macroeconomico più difficile per la seconda economia del pianeta e cercando di schivare le tensioni tra Stati Uniti e Cina sulla tecnologia. Ad esempio, l'anno scorso Washington ha varato restrizioni all'export di microchip avanzati e apparecchiature per produrli, in una mossa che potrebbe ostacolare gli sforzi di Pechino di un'industria nazionale autosufficiente - come richiesto dal presidente Xi Jinping - in un settore critico.

Tuttavia, in base alla prospettiva della leadership comunista, Musk non è solo Tesla e giustifica l'apertura del tappetto rosso: il tycoon ha un impero industriale e tecnologico dove spiccano Twitter (per Pechino il social media più efficace per veicolare i messaggi verso l'Occidente), Starlink (il network internet satellitare rivelatosi essenziale per la connessione alla rete dell'Ucraina aggredita dalla Russia), SpaceX (l'innovativa compagnia spaziale, settore primario nelle strategie di Xi), OpenAI (start up nell'intelligenza artificiale) e Neuralink, che ha appena ottenuto l'approvazione dalle autorità di regolamentazione Usa per testare i suoi impianti cerebrali sulle persone, sollevando però le critiche dei media cinesi. Insomma, Musk è un benchmark della dinamicità occidentale applicata a innovazione e tecnologia, con una veduta d'eccezione anche sulle vicende politiche americane. Non è affatto sfuggita a Pechino, a tal proposito, il pur tribolato annuncio della candidatura di Ron DeSantis su Twitter alle presidenziali 2024, proprio con il coinvolgimento di Musk. Di fronte alla fuga di capitali e di investimenti, la visita del magnate sudafricano di nascita è stato ostentato dai media statali cinesi come un segnale rassicurante a dispetto degli scenari difficili. Da ultimo, le autorità di regolamentazione cinesi hanno impedito agli operatori nazionali di "infrastrutture informative critiche" di acquistare i chip dalla statunitense Micron per i timori sulla sicurezza nazionale. Una ritorsione, secondo molti osservatori. Ma Musk ha a Shanghai la più grande fabbrica di auto elettriche di Tesla, che ad aprile ha annunciato l'intenzione di costruire un altro impianto locale per produrre il suo sistema di accumulo di energia Megapack.

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