"Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori". Il presidente John Elkann smentisce seccamente le voci sulle nozze con Renault che hanno tenuto banco nel week end. Un'operazione che, sottolineano gli analisti, dovrebbe scontrarsi con i vincoli antitrust e coi problemi sociali legati alla duplicazione degli impianti francesi "La società - spiega Elkann - è concentrata sull'esecuzione del piano strategico Dare forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l'attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l'Italia. Stellantis è impegnata al tavolo automotive promosso dal Mimit che vede uniti il governo italiano con tutti gli attori della filiera nel raggiungimento di importanti obiettivi comuni per affrontare insieme la transizione elettrica". Nessun commento, invece, da Renault. "Onestamente, non abbiamo alcuna informazione su questo argomento" ha detto un portavoce. A Piazza Affari il titolo di Stellantis, partito in forte calo, ha chiuso a -0,8%. La società, inoltre, ha annunciato un nuovo mese di cassa integrazione per 2.260 dipendenti a Mirafiori.
A porre l'accento sulla opportunità di un nuovo consolidamento del settore automotive per fare fronte alla concorrenza cinese e agli costi dell'auto elettrica è stato nei giorni scorsi, in un'intervista, l'amministratore delegato Carlos Tavares, che ha messo in evidenza proprio la vulnerabilità della Renault per mancanza di scala. Un'analisi che ha portato a delineare scenari del tutto teorici come quello di una partnership tra Stellantis e Renault, sostenuta dal governo francese azionista di entrambe le società.
L'attenzione della politica su Stellantis resta comunque alta. "Siamo interessati a ogni forma di investimento che possa produrre posti di lavoro, siamo molto attenti al settore automotive, ne abbiamo parlato anche con i ceo di grandi aziende giapponesi, il rapporto deve essere equilibrato" dice a Tokyo il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che torna poi sulla richiesta di sussidi da parte di Tavares. "Quello che ho letto mi è parso abbastanza bizzarro", osserva. "Un manager di quel livello dovrebbe sapere che gli incentivi non possono essere rivolti a una sola azienda e che abbiamo investito negli ecoincentivi".
Dure le parole del ministro dei Trasporti e vicepresidente del consiglio Matteo Salvini: "Con tutto quello che agli italiani è costata l'ex Fiat - tuona - l'attuale Stellantis è l'ultima che può imporre, disporre o minacciare. Diciamo che lo Stato ci è già entrato 18 volte con i soldi dei cittadini. Io sono per il privato, che faccia il privato, ma è troppo comodo fare il privato come lo hanno fatto questi signori che poi hanno trasferito all'estero sedi e stabilimenti. Quindi non penso che lo Stato italiano possa accettare imposizioni da signori che con l'Italia hanno poco a che fare". Torna sulla questione anche il leader di Azione Carlo Calenda: "Mi spiace ma Elkann non se la può cavare così. Deve spiegare in modo esaustivo e dettagliato quali piani ci sono per investimenti, fabbriche e occupazione in Italia. Assicurazioni che ha dato quando serviva la garanzia dello Stato e che sono state smentite da Tavares".
Stellantis ha annunciato, intanto, un mese intero di cassa integrazione a marzo per i 2.260 lavoratori di Mirafiori. Le linee della Maserati e della 500 elettrica non si fermeranno completamente, ma lavoreranno su un solo turno. Lo stop in realtà sarà più lungo - sette settimane consecutive - perché c'è già cassa integrazione dal 12 febbraio, ricordano i sindacati, sempre più allarmati. Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, chiede all'amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares di assegnare un altro modello di "largo consumo" da affiancare alla 500 elettrica e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati.