E' di nuovo bufera tra Stellantis e il mondo politico dopo la lettera con cui il presidente John Elkann ha annunciato che non andrà in Parlamento in attesa della convocazione a Palazzo Chigi, prevista dalle mozioni approvate dalla Camera. Gli attacchi arrivano da tutte le forze politiche, opposizione e maggioranza, e culminano in serata con le dure parole della premier Giorgia Meloni: "Ha mancato di rispetto al Parlamento.
Non basta il tentativo distensivo di Elkann che, in una conversazione telefonica con il presidente della Camera Lorenzo Fontana, spiega che l'azienda è aperta "al dialogo con tutte le Istituzioni, come da sempre il gruppo fa in tutti i Paesi in cui è presente, Italia in primis". Elkann sottolinea che "in questi anni non c'è stato nessun disimpegno in Italia" ma "un grande sforzo per orientare la nostra attività verso il futuro con prodotti competitivi e innovativi". Un primo confronto, comunque, è in programma per il 14 novembre quando il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato il tavolo Stellantis. Ma per i sindacati - in audizione alla Camera - non basta. Chiedono di più, che il confronto si sposti a Palazzo Chigi.
Di certo la politica chiederà di nuovo ad Elkann di essere audito. Lo ha fatto sapere il presidente il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, che aveva ricevuto la lettera nella quale il presidente di Stellantis aveva detto di non avere "nulla da aggiungere rispetto a quanto illustrato dall'amministratore delegato Carlos Tavares" in Parlamento l'11 ottobre. Parole che hanno acceso la miccia.
Il mondo politico, da destra a sinistra, non ha apprezzato la decisione di Elkann e Stellantis è tornata sotto il fuoco incrociato della maggioranza e dell'opposizione. "Occorre stigmatizzare l'atteggiamento del presidente di Stellantis John Elkann" afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein "Qui non si tratta di avere qualcuno sul banco degli imputati ed esporlo al pubblico disonore, ma di trovare tutti insieme la possibilità di uscire fuori dalle difficoltà", aggiunge il presidente del M5s, Giuseppe Conte. Per la Lega è una "vergognosa offesa alle istituzioni: prima Stellantis prende i soldi e scappa all'estero, ora John Elkann diserta il Parlamento. La sua presenza è un obbligo, non solo morale, per rendere conto al Paese di una gestione scellerata nonostante gli enormi contributi pubblici". Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, definisce "sconcertante che l'erede di chi è stato molto bravo a socializzare le perdite e privatizzare gli utili della Fiat snobbi il Parlamento". Il segretario di Azione, Carlo Calenda, parla di "un grave sgarbo istituzionale" da parte di Elkann e insiste: "verrà in Parlamento, insisteremo: ha il dovere di rispondere".
Non nasconde l'irritazione anche il ministro Adolfo Urso proprio perchè in attesa dell'audizione ha rinviato la convocazione del tavolo Stellantis. Ma i sindacati non lo considerano più l'interlocutore giusto e vogliono che il confronto si sposti a Palazzo Chigi. "La questione non è più da Mimit ma da presidenza del Consiglio, come Scholz si occupa della questione Volkswagen Meloni si deve occupare della questione Stellantis", osserva il leader della Fiom Cgil, Michele De Palma. Anche per il numero uno della Fim Cisl.
Ferdinando Uliano. "la presidenza del consiglio è la sede adeguata per uno scambio virtuoso". Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, aggiunge che quello aperto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si è rivelato improduttivo e addirittura controproducente".
Stellantis, da Meloni a Schlein bufera sul no di Elkann
'Mancanza di rispetto al Parlamento'.La replica:aperti a dialogo