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A ottobre immatricolazioni in calo del 9% in Italia

Stellantis, vendite in calo in Italia del 27,8% a ottobre

Redazione Ansa

Nel mese di ottobre in Italia sono state immatricolate 126.488 auto, il 9,05% in meno dello stesso mese dell'anno scorso. Nei dieci mesi - secondo i dati del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture - sono state vendute 1.328.663 auto, appena lo 0,096% in più dell'analogo periodo del 2023.
    Stellantis ha immatricolato nel mese di ottobre 31.924 auto, in calo del 27,8% rispetto allo stesso mese del 2023. La quota di mercato scende dal 31,7% al 25,2%. Nei dieci mesi il gruppo ha venduto 397.232 vetture, l'8% in meno dell'analogo periodo dell'anno scorso. La quota di mercato è pari al 29,9% contro il 32,8%.

Nuova caduta del mercato italiano dell'auto. Grazie alla modesta crescita accumulata nella prima parte dell'anno, il 2024 dovrebbe chiudere con un livello di immatricolazioni dell'ordine di 1.600.000 unità. Un livello comunque infimo se si considera che all'inizio del secolo e per l'esattezza nel 2001 in Italia vennero immatricolate 2.418.226 e su questo livello il mercato si mantenne poi fino al 2007 quando le immatricolazioni furono 2.494.115. Lo sottolinea il Centro Studi Promotor.
Con il fallimento di Lehman Brothers e la crisi economica globale che ne seguì le immatricolazioni in Italia arrivarono a toccare un minimo di 1.304.842 nel 2013 per tornare a sfiorare i 2.000.000 nel 2016 e attestarsi a 1.917.106 nel 2019, anno che ha preceduto la pandemia. Il volume di immatricolazioni del 2024 si collocherà poi al di sotto del livello ante-crisi del -16,5%.
E non conforta il fatto che la situazione non è molto diversa da quella degli altri paesi dell'Unione Europea.
Secondo l'inchiesta congiunturale mensile del Centro Studi Promotor il 69% dei concessionari lamenta in ottobre una insoddisfacente raccolta di ordini, il 48% segnala un alto livello di giacenze di auto nuove invendute. E ancora, il 65% segnala un basso livello di visitatori nelle show room, mentre il 61% si attende vendite in calo nei prossimi tre mesi. Diventa sempre più critico l'atteggiamento dei concessionari nei confronti dell'auto elettrica. Sempre dalla rilevazione del Csp emerge che tra le soluzioni ecologiche nel 2020 i concessionari ponevano al primo posto l'auto elettrica. Oggi l'auto elettrica è scivolata al 7% delle indicazioni contro il 45% delle ibride (Hev), il 29% delle ibride plug-in (Phev) e il 19% dell'idrogeno. "Appare sempre più urgente - afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - che l'Unione Europea rompa gli indugi nel rivedere le sue posizioni sulla transizione energetica dell'auto. Essere prima della classe nel mondo su questo terreno sta già generando forti perdite al settore europeo dell'auto e all'economia dell'Unione.
Proseguendo su questa strada la catastrofe è dietro l'angolo e le notizie da bollettino di guerra che giungono dall'Unione lo dimostrano".

"Nel mese di ottobre il mercato auto italiano si mostra nuovamente in importante ribasso dopo due mesi consecutivi in calo a doppia cifra, proseguendo un trend che rischia di portare in rosso anche il consuntivo di fine anno". Lo afferma Roberto Vavassori, presidente dell'Anfia.
"La crisi della domanda in Italia e più in generale in Europa, con la conseguente contrazione dei volumi produttivi - osserva Vavassori - hanno creato una situazione di gravissima difficoltà per la nostra filiera, alla quale si aggiungono costi di produzione, segnatamente dell'energia, in forte disparità rispetto al resto d'Europa ed effetti negativi sulla componentistica del rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità da parte delle case costruttrici.
Senza dimenticare l'incertezza creata dagli obiettivi del Green Deal con le scadenze prossime. Per affrontare un quadro così complesso come quello appena delineato, a nostro parere è assolutamente da ripristinare il fondo automotive pluriennale, le cui risorse sono ossigeno indispensabile per la nostra filiera. Richiediamo ulteriormente che, a partire dal prossimo incontro del tavolo Sviluppo Automotive convocato presso il Mimit per il 14 novembre, si metta mano all'agenda dei punti programmatici per il settore già approvati nei mesi scorsi". 

"Il nuovo calo delle immatricolazioni a ottobre desta forte preoccupazione e mostra le avvisaglie di una tendenza negativa che probabilmente coinvolgerà anche il canale dei privati, dopo i chiari segni di rallentamento degli altri canali di vendita, in particolare del noleggio, che ha espresso una marcata flessione. Senza le auto immatricolazioni da parte dei dealer è difficile che il mercato possa restare a galla e questo lascia presagire una chiusura a dicembre complicata, in cui saranno forti le pressioni delle case anche a causa dello stallo mostrato dai dati sulle Bev". Lo afferma Massimo Artusi, il presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto.
"Il tono di preoccupazione per il futuro - osserva - non cambia in funzione della percezione negativa da parte del mercato del taglio previsto sul Fondo Automotive dalla manovra finanziaria per il 2025, in assenza di indicazioni da parte del governo su come possa essere affrontata la sfida della Transizione Automotive: è di tutta evidenza che il mercato non ha le forze necessarie a generare un input di rinnovo del parco e che queste forze non le possiedono neanche gli operatori. Il governo, a nostro avviso, deve rapidamente definire una politica chiara perché il taglio di oltre 4 miliardi sull'Automotive offre una prospettiva di decrescita. Se non si vuole proseguire nella logica dei bonus, si investano le risorse in un piano triennale di riforma della fiscalità che avrebbe connotazioni fortemente positive per le piccole e medie imprese italiane e ricadute estremamente interessanti per gli acquisti di auto usate 'fresche' da parte delle famiglie". 
   

 "I risultati del mese sono una chiara conferma della necessità di attenzione al percorso di transizione nel nostro Paese verso la sostenibilità". Così Michele Crisci, presidente dell'Unrae, commenta l'andamento del mercato auto a ottobre. "Emerge con chiarezza l'urgenza di rifinanziare l'ecobonus per i prossimi anni. Risulta prioritario revocare la decisione di tagliare il Fondo automotive, ma anche individuare nuove misure che consentano di raggiungere gli sfidanti obiettivi fissati dall'Ue per il settore. La decurtazione dell'80% del Fondo automotive prevista nella Legge di bilancio segna il de profundis della transizione green nel settore".
L'Unrae ha rivisto al ribasso di 30.000 unità le precedenti previsioni di luglio per il 2024, "a causa di un terzo trimestre al di sotto delle aspettative senza alcuna prospettiva che il quarto sia in grado di recuperarne il gap". Il volume totale di immatricolazioni è previsto ora in 1,59 milioni di vetture, con un modesto incremento dell'1,5% sul 2023, ancora in forte deficit (-17,%) rispetto al preCovid, dovuto anche a un persistente indebolimento del potere d'acquisto delle famiglie.
Le prospettive indicano un mercato sostanzialmente piatto anche per il 2025, a 1,6 milioni, ben lontani dai circa 2 milioni del 2019, una crescita dello 0,6% appena rispetto a quanto previsto per l'anno in corso. 

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