Aumenta di ora in ora la possibilità di uno sciopero alla Volkswagen da lunedì 2 dicembre. Il primo di una certa importanza dal 2018 per salvare dalla chiusura 3 fabbriche in Germania. Il gruppo, alle prese con la crisi dell'auto e la concorrenza dei veicoli elettrici a basso costo cinesi, non ha finora raggiunto un accordo con i sindacati e la tregua è scaduta alla mezzanotte. Intanto si apre il fronte inglese per Stellantis. Il conglomerato guidato da Carlo Tavares vuole chiudere uno stabilimento a Luton, a nord di Londra, per concentrare la produzione di furgoni Vauxhall a Ellesmere Port, sempre nel Regno Unito. Il sindacato 'Unite the Union' ha annunciato battaglia per salvare la storica fabbrica, attiva da 120 anni, che dà lavoro a 1.100 addetti.
In Germania si annuncia invece una protesta crescente, da alcune ore di blocco fino all'intera giornata come segnale di avvertimento. Il prossimo incontro tra Volkswagen e Ig Metall è fissato per il prossimo 9 dicembre, ma le posizioni sono ancora molto distanti dopo il nulla di fatto della scorsa settimana.
L'azienda aveva messo sul piatto la chiusura di 3 impianti, mandando a casa circa 1/3 dei 300mila addetti in Germania e tagliando del 10% lo stipendio a chi resta. Il sindacato ha proposto un contro-piano basato sul taglio dei bonus per il management, riducendo anche i benefit aziendali e le ore lavorate a parità di stipendio. Secondo Ig Metall poi Volkswagen deve rivedere anche la politica dei dividendi, stringendo la borsa con gli azionisti, tra cui la potente famiglia Porsche-Piech, che possiede il 31,9% del gruppo tramite la Porsche Automobil Holding. Quest'ultima è quotata in Borsa a Francoforte e ha il potere di fermare un simile piano con il 53,3% dei diritti di voto. Qatar Holding ha il 10% e il Lander della bassa Sassonia l'11,8%.
In una nota diffusa nella vigilia, Volkswagen ha definito "non sufficienti" le proposte del sindacato per raggiungere l'obiettivo di tagliare 1,5 miliardi di euro di costi. Il gruppo assicura comunque di voler "mantenere il dialogo aperto" con il sindacato per raggiungere "soluzioni percorribili". Ig Metall ha definito invece "estremamente deplorevole" la decisione dell'azienda di respingere le "proposte costruttive" che le erano state presentate. Secondo il sindacato Volkswagen "si è spinta oltre i limiti di quello che i lavoratori possono accettare" a fronte di un piano proposto che "corrisponde all'importo previsto per salvare l'azienda".