Realismo sulla transizione verde, opposizione dura alle norme sulle auto inquinanti e su Euro 7 se non saranno riviste. In una sala del terzo piano dell'Eurocamera a Strasburgo nasce un nuovo fronte di Paesi scettici. Nel mirino, questa volta, non ci sono debito e conti pubblici ma, di fatto, il pacchetto Fit for 55, una delle architravi su cui l'esecutivo von der Leyen ha costruito il suo quinquennio. E l'Italia è tra i Paesi guida del nuovo fronte.
"Evviva la transizione ecologica ma che non sia imposta per legge da Bruxelles", è l'avvertimento lanciato dal vice premier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, arrivato in Alsazia per l'incontro.
Al tavolo, con lui, erano seduti tre ministri omologhi: il ceco - e promotore dell'iniziativa - Martin Kupka, il tedesco Volker Wissing, il polacco Andrzej Adamczyc. In video collegamento, i rappresentanti dei governi di Ungheria, Slovacchia, Romania e Portogallo. Gli otto Paesi hanno condiviso una visione pragmatica dei dossier ambientali, a partire dallo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035, già bloccato dai veti di Italia, Germania, Polonia e Bulgaria. Non ne è nato un manifesto politico, anche perché, dal punto di vista dei partiti, il fronte degli scettici è piuttosto variegato e unisce i sovranisti di Budapest o Varsavia con i conservatori alla guida della Romania o i socialisti portoghesi. E', tuttavia, un fronte che dirà certamente la sua: gli otto Paesi assieme costituiscono una minoranza di blocco invalicabile. Il rischio, per Bruxelles, è che il Fit for 55 si impantani fino alle prossime Europee almeno.
Tre i provvedimenti finiti nel mirino degli otto: lo stop ai motori endotermici dal 2035, il regolamento per la riduzione di emissioni di C02 per i veicoli pesanti e il regolamento euro 7, che prevede un ulteriore taglio degli inquinanti come il monossido di carbonio, gli ossidi d'azoto e il particolato fine, chiedendo all'industria di sviluppare motori più puliti, a partire dal 2025 per i veicoli leggeri. Tutti e tre, così, sono destinati a non passare, nonostante la maggioranza dei 27 resti favorevole. "La settimana prossima invieremo alla Commissione una sintesi della riunione, la proposta su euro 7 così è decisamente irrealistica", è la trincea issata dal ceco Kupka.
Salvini, alla riunione dei ministri 'like-minded', ha ribadito che la vocazione "al solo elettrico fa un regalo alla Cina, crea licenziamenti e non aiuta l'ambiente". Berlino e Varsavia hanno sottolineato che, senza un passo dell'Ue sugli e-fuels, l'impasse non si sbloccherà. Con il ministro teutonico e liberale Wissing che ha mostrato il volto accomodante del fronte, dicendosi fiducioso che, sugli e-fuels, si faranno "progressi".
"Siamo pronti a fornire chiarimenti", ha spiegato dal canto suo Palazzo Berlaymont mentre il commissario al Mercato Interno Thierry Breton ha invitato alla prudenza i produttori di veicoli di tutta Europa: "Non prendete decisioni, aspettate la fine dell'iter". Insomma, si naviga a vista, sulle auto come sul resto del pacchetto Fit for 55. Martedì al Pe va in scena il voto sulle case green. Voto che fino ad una manciata di settimane fa appariva scontato ma che, con il crescere dei malumori nei Paesi membri e nei gruppi del centro-destra, potrebbe riservare sorprese. Il sì di S&d, M5S, Verdi e la gran parte di Renew non è in discussione. Dall'altro lato, Fdi, Lega e Fi hanno già annunciato voto contrario. I sovranisti di Id e il gruppo Ecr sono sulla stessa linea. Il Ppe è di fronte a un bivio e rischia di spaccarsi. "Rinnovare il patrimonio edilizio è essenziale. E riqualificare è un investimento", è l'ultima moral suasion lanciata all'Aula dalla commissaria Kadri Simson.
Da qui ai prossimi mesi, tuttavia, la strada della transizione verde si prospetta in salita. E, non a caso, nel mirino degli scettici è finito anche il suo deus ex machina, Frans Timmermans.