"Fermare o rimandare" lo stop alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 in Piemonte. Scende in campo anche il ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica per scongiurare la misura che dal 15 settembre interesserebbe circa 140mila vetture a Torino e altri 75 Comuni della Regione. Nei giorni scorsi era stato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ad assumere una posizione netta contro il divieto giudicandolo "l'ennesima forzatura di Bruxelles sui temi green", annunciando e poi ribadendo il proprio impegno per correggere la rotta. Una misura che la giunta piemontese di centrodestra, attraverso il presidente Alberto Cirio e l'assessore regionale all'ambiente Matteo Marnati, si è detta "costretta ad attuare" perché imposta dalla "procedura di infrazione nei confronti dell'Italia che coinvolge anche il Piemonte". Si tratterebbe della prima Regione italiana interessata dal provvedimento in vigore nei giorni feriali, dalle 8.00 alle 19.00, fino al 15 aprile. Il divieto era previsto a partire dal 2025, ma le procedure europee di infrazione sull'inquinamento nella Pianura Padana hanno anticipato i tempi. Insomma l'Italia, secondo Bruxelles, non ha fatto abbastanza per ridurre i livelli troppo elevati di Pm10. Da qui l'iniziativa assunta dalla Regione Piemonte: "La procedura di infrazione dell'Europa ci impone misure molto pesanti che siamo costretti ad attuare. Sono decisioni, però, che gravano fortemente sulle spalle di famiglie e imprese in un momento storico già estremamente difficile", hanno spiegato il presidente Cirio e l'assessore Marnati, annunciando la messa in campo di "un piano di azioni per aiutare i cittadini ad affrontare le conseguenze della normativa" e l'avvio di "una interlocuzione con Bruxelles". La giunta piemontese ha giudicato poi "fondamentale" il "supporto del governo in questo percorso". Supporto che adesso arriva anche dal ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, che ha chiesto ai tecnici del ministero una rosa di possibili strade da percorrere per fermare o rimandare la misura. Allo studio potrebbe esserci un intervento valido anche per altre città o Regioni oppure più provvedimenti ad hoc. Un divieto, commentano all'unisono Mit e Mase, che rischia di creare enormi difficoltà a migliaia di famiglie e lavoratori.
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