Lo stabilimento di Mirafiori non produrrà 500 elettriche e Maserati per tutto il mese di ottobre.
I lavoratori rimarranno a casa.
Ai sindacati la casa automobilistica, che solo lunedì aveva tagliato le proprie stime, ha comunicato che prolungherà lo stop produttivo fino al 4 novembre (doveva terminare il 14 ottobre).
Continuerà quindi il ricorso ai contratti di solidarietà. Ma le brutte notizie arrivano anche dalle immatricolazioni in Italia: a settembre Stellantis ha venduto 29.375 auto, il 33,9% in meno dello stesso mese del 2023 con la quota di mercato che scende dal 32,6% al 24,1%. Una flessione molto più ampia di quella registrata dal mercato nel suo complesso pari al 10,7% con 121.666 auto nuove immatricolate nel mese,
Si muove poi la politica. L'11 ottobre l'amministratore delegato Carlos Tavares andrà in Parlamento per un'audizione in Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo. "Con la sua presenza Tavares potrà offrire il quadro più esaustivo sulla produzione automobilistica del gruppo in Italia" spiega Stellantis che sottolinea la "volontà di dialogo" e l'esigenza di collaborazione. Critico Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil: "Escludere i lavoratori italiani dall'ascolto del Parlamento è molto grave. La distanza tra le Istituzioni parlamentari e i lavoratori italiani sembra in queste ore incolmabile" afferma De Palma.
Fim Fiom e UIlm chiedono da tempo un intervento di Palazzo Chigi su Stellantis e sull'automotive: é tra l'altro per questo che il 18 ottobre i lavoratori sciopereranno in tutta Italia e manifesteranno a Roma. "Il fatto di aver convocato l'audizione dell'ad Tavares senza dare la parola alle tute blue è una provocazione che respingiamo al mittente. Noi saremo in piazza con i lavoratori" dice Marco Grimaldi, vicepresidente di Avs alla Camera, mentre il leader di Azione Carlo Calenda auspica "risposte circostanziate e puntuali, non passerelle mediatiche".
Ai sindacati Stellantis spiega che il prolungamento dello stop della produzione nella storica fabbrica di Torino è dovuta "alla mancanza di ordini legata all'andamento del mercato elettrico in Europa che è profondamente in difficoltà, nonostante la 500e nei primi 8 mesi dell'anno rappresenti il 40% delle vendite nel segmento Ev delle city car (segmento A) in Europa". L'azienda assicura che "sta lavorando con determinazione per garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività" e ribadisce che alle Carrozzerie di Mirafiori, grazie a un investimento di 100 milioni di euro, "presto sarà potenziata la produzione della Fiat 500e con una nuova batteria ad alto potenziale, integrando nuove tecnologie per renderla più accessibile e migliorare l'esperienza cliente, ma all'inizio del 2026 sarà anche avviata la produzione della Nuova 500 ibrida, che sarà realizzata sulla base dell'attuale 500 elettrica".
Preoccupati i sindacati torinesi. "E' inaccettabile il livello di precarietà a cui stiamo arrivando, il sistema automotive così rischia il collasso" commenta Rocco Cutrì, segretario generale della Fim Torino, mentre per Luigi Paone, numero uno della Uilm torinese, "è sempre più necessario e urgente un intervento del governo per dare garanzie e stabilità agli impianti italiani".
Secondo il Centro Studi Promotor, il 2024 dovrebbe chiudere con 1.603.000 immatricolazioni, livello decisamente lontano dalla situazione ante-crisi quando erano 1.916.951. Anche i concessionari sono pessimisti: il 75% valuta basso il livello dell'acquisizione di ordini, il 42% dichiara alti livelli di giacenze di auto nuove invendute. Il presidente Gian Primo Quagliano chiede all'Europa "di affrontare la crisi dell'auto senza pregiudizi e con il realismo e il coraggio necessari".
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