La disputa sulle auto elettriche cinesi non è finita con l'imposizione dei dazi da parte dell'Ue.
I negoziati tra Bruxelles e Pechino per trovare un'intesa negoziale e annullare le tariffe commerciali vanno avanti. E, anzi, accelerano sul versante europeo dove, all'indomani delle elezioni oltreoceano, la preoccupazione per una nuova guerra commerciale scatenata con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca è forte.
Dopo una settimana di "intense discussioni", l'Europa e la Cina sono più vicine a raggiungere un accordo sui prezzi delle importazioni di auto elettriche, una scappatoia alternativa ai dazi che consentirebbe all'Ue di annullare le tariffe imposte appena una settimana per proteggere il comparto dell'automotive e i suoi circa 14 milioni di posti di lavoro. Dazi che si attestano dal 7,8% al 35,3% a seconda del marchio, e che si vanno ad aggiungere alle tariffe già applicate del 10%. E a cui Pechino ha prontamente risposto facendo ricorso al meccanismo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione mondiale del commercio.
Al centro dei colloqui a Pechino, le due parti "hanno discusso in modo costruttivo e approfondito su come stabilire un prezzo minimo di importazione" su cui la Cina dovrebbe impegnarsi e "strumenti per monitorare e far rispettare l'impegno", ha spiegato Bruxelles certificando un dialogo che, nonostante la tensione tra le parti degli ultimi mesi, non si è mai interrotto. Nel quadro del Wto, l'intesa sul prezzo è ancora possibile e si declinerebbe attraverso l'impegno di chi esporta (la Cina) ad aumentare il prezzo all'esportazione del prodotto per evitare il dumping, garantendo maggiore parità di condizioni sul mercato europeo.
Le trattative si concentrano quindi ora sulla garanzia che l'impegno sui prezzi sia "efficace e applicabile" per offrire un risultato simile a quello punitivo dei dazi, scongiurando però la guerra commerciale. E, rivendicando "progressi" nelle trattative, la Commissione europea ha fatto sapere che le discussioni sul piano tecnico proseguiranno la prossima settimana.
Un'accelerata giustificata dal timore dell'Europa di rimanere stretta tra le contromisure già avviate dal Dragone sui suoi prodotti agroalimentari e i dazi che Trump potrebbe imporre sui prodotti che l'Europa esporta negli Stati Uniti. Da Pechino l'appello a trovare una soluzione è arrivato anche dal vicepremier Antonio Tajani, che all'omologo cinese ha ribadito la necessità di un accordo basato sul dialogo e la reciprocità.
L'Europa è un "continente industriale" e l'Italia un Paese "industriale", ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, sottolineando che "prezzi troppo bassi di auto prodotte all'estero rischiano di non rendere competitiva la qualità italiana". L'idea, sostenuta anche dalla Germania travolta dalla crisi delle e-car e fortemente radicata in Cina, è sempre di più quella di dialogare.