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Bmw Art Cars, quasi mezzo secolo di creatività su ruote

Van Hooydonk, 'l'ultima opera dinamica con Julie Mehretu'

Redazione Ansa

 Quando nel 1975 alla Bmw e al pilota francese Hervé Poulain venne l'idea di far personalizzare da un artista una vettura da corsa nessuno poteva immaginare cosa si sarebbe sviluppato da questo gesto creativo che - a livello globale - dopo quasi 50 anni resta il legame più coerente tra automobili e arte.
    Gli artisti che da allora hanno creato per Bmw la collezione Art Cars hanno usato le tecniche grafiche e artistiche più disparate. E le 'tele' più diverse, dai bolidi da competizione alle auto di serie. I risultati sono stati sempre diversi e comunque appaganti Nessuna Art Cars assomiglia a un'altra in quanto artista è stato libero di scegliere la tecnica e i temi che gli sembravano adatti.
    "Lavorare con questi artisti per noi è sempre interessante - ha detto Adrian Van Hooydonk, responsabile del centro stile del Gruppo Bmw, durante il talk su Bmw Art Cars che si è tenuto nell'ambito del Concorso di Eleganza di Villa D'Este - perché da una parte è una sfida e dall'altra è un'attività molto stimolante".
    "Questo perché gli artisti interpellati hanno delle opinioni su quello che succede nella società e hanno anche la capacità di guardare molto nel futuro. E questo per noi è molto rilevante per il nostro lavoro. Si possono avere vedute diverse però a questi artisti, che sono molto noti, bisogna dare molta libertà di espressione".
    Un incontro, quello di Villa D'Este, che si è svolto in concomitanza con il debutto della Bmw M Hybrid V8 decorata dall'artista newyorkese Julie Mehretu. Ed in questo caso, come spesso è avvenuto nell'ormai lunga tradizione delle Bmw Art Cars, l'auto - dopo essere stata presentata staticamente qualche giorno fa a Parigi - diventerà un'opera d'arte 'dinamica' in quanto gareggerà alla imminente 24 Ore di Le Mans.

 


 
    "Naturalmente per fare una Art car che scenderà in pista - ha detto Van Hooydonk - occorre rispettare tante regole e Mehretu ha capito subito che una macchina da corsa deve essere competitiva e quindi nel realizzare la sua opera non ha interferito su questo aspetto".
    Adrian Van Hooydonk ha ricordato che con Julie Merhetu "il progetto è iniziato circa tre anni fa. All'inizio avevamo pensato di fare un'auto stradale, una i4. Per un anno e mezzo abbiamo lavorato su questo progetto ma poi ci è venuta l'idea di fare una macchina da competizione perché la maggior parte delle Art Car erano macchine da corsa".
    "Quindi - ha aggiunto - abbiamo proposto a Julie di cambiare progetto, cambiare direzione e fare una macchina da corsa. E lei ha accettato la sfida. Era un po' più difficile, credo per lei, perché c'erano più cose da osservare e più regolanti da rispettare, ma lei si è subito innamorata delle corse e del progetto. L'abbiamo invitata a Daytona e subito è entrata nel team".
    Adrian Van Hooydonk ha ricordato che su queste auto, che sono vere e proprie opere d'arte, "hanno lavorato dal 1975 artisti del calibro di Frank Stella, Andy Warhol, César Manrique, Esther Mahlangu, David Hockney, Jenny Holzer, Cao Fei e John Baldessari".
    "Sono stato fortunato di aver lavorato con parecchi artisti, è sempre una gioia, sempre fonte di molta ispirazione. Ogni tanto ci sono anche difficoltà, ma questo è normale, questo è il design. Per noi la cosa più importante o interessante di lavorare con questi artisti è di discutere con loro sul futuro, perché questo argomento ci interessa tantissimo".
    "Come direttore del centro stile di Bmw - ha detto Adrian Van Hooydonk - all'inizio di un progetto lascio il mio team completamente libero di esprimersi perché così arrivano molte idee, molta creatività. Ed è poi durante il progetto che aggiungiamo tutto quello che serve per rispettare le normative".
    "Ma nel caso di una macchina da corsa è ancora un po' più difficile perché tutto è dedicato alla velocità e, diciamo, a cercare di vincere. La performance è molto importante e Julie ha capito subito che con la sua arte stava creando qualcosa di straordinario senza però penalizzare il team che dovrà gareggiare a Le Mans".
    E ha confessato che "Julie Merhetu non conosceva le corse e noi l'abbiamo invitata alla 24 ore di Daytona e da lì è iniziata la storia". E dalla sua nuova passione sono nati "anche i disegni delle tute e dei caschi dei piloti". 

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