Nuove nubi sul tragitto di Toyota e di altre aziende nipponiche dei motori, sempre più in difficoltà a preservare il sigillo di qualità del Made in Japan. Al termine di un'ispezione decisa dal ministero dei Trasporti su 85 case auto giapponesi e fornitori di componenti, la Toyota ha annunciato la sospensione delle spedizioni nazionali di tre modelli per via di violazioni riscontrate nelle regole di certificazione governative.
Dinamiche che riguardano anche altre case concorrenti, tra le quali Honda, Mazda, Suzuki e Yamaha. "È estremamente spiacevole che siano stati rilevati ulteriori atti illeciti che minano la fiducia degli utenti e scuotono le fondamenta stesse del sistema di certificazione dei veicoli", ha dichiarato in un comunicato il ministero competente. Le ultime irregolarità giungono a distanza di sei mesi dallo scandalo dei test di sicurezza della Daihatsu, società controllata dalla stessa Toyota, cha ha ammesso di aver manipolato le certificazioni di garanzia a partire dal 1989, per poi interrompere a gennaio tutte le operazioni di fabbrica fino allo scorso aprile, infliggendo un duro colpo all'economia giapponese nel primo trimestre dell'anno.
Nello specifico Toyota sospenderà le spedizioni dei modelli Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross, dopo aver segnalato dati inadeguati nei test di protezione dei pedoni e degli occupanti. Nel corso di una conferenza stampa il presidente del consiglio di amministrazione, Akio Toyoda, si è scusato con i clienti per non aver seguito il corretto processo di certificazione, pur assicurando che i veicoli "hanno superato determinati standard stabiliti dalla legge". Irregolarità che hanno interessato il software di controllo di due modelli della Mazda ancora in produzione, e la Yamaha per una classe di moto.
Un erroneo inserimento di dati relativi alla rumorosità e alla potenza del motore dei veicoli venduti in passato ha invece riguardato la Honda.
Un settore, quello dell'automotive a livello globale, sempre più impegnato nel processo di avanzamento tecnologico con l'avvento dell'intelligenza artificiale e che strizza l'occhio alla sostenibilità ambientale, ma che a tratti fa fatica a garantire l'incolumità degli utenti. Arriva dagli Stati Uniti, infatti, la notizia della Tesla obbligata a richiamare 125mila auto per un malfunzionamento del sistema di allarme alle cinture di sicurezza che potrebbe aumentare il rischio di lesioni in caso di collisione. Il tutto mentre la Cina per la prima volta nel corso del 2023 diventa il primo esportatore di auto al mondo, proprio davanti al Giappone. La promessa fatta in gennaio da Toyoda di "guidare una trasformazione per recuperare la fiducia dei clienti", per ora rimane scritta sul ghiaccio.
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