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Citroën: l'anima della 2CV nella nuova C3

Il brand continua a rendere democratica la mobilità

Citroën: l'anima della 2CV nella nuova C3

Redazione Ansa

In concomitanza con l'arrivo nelle concessionarie italiane della nuova Citroën C3, il brand del double chevron celebra la 2CV dal motore tutto italiano, un modello da cui il marchio ha ripreso l'intento di democratizzazione la mobilità, nel contesto della transizione energetica, come dimostra la nuova ë-C3, 100% europea e 100% elettrica, proposta a 23.900 euro e, grazie alla formula "Elettrico Sociale Citroën", disponibile con un canone mensile da 49 euro senza nessun anticipo per via degli incentivi statali. Tornando alla 2CV, questa vettura iconica debuttò al Salone dell'Automobile di Parigi del 1948, e divenne subito popolare grazie al suo costo ridotto e alla sua praticità.
    Dietro la creazione della famosa utilitaria, oltre a Flaminio Bertoni, vi fu anche Walter Becchia, un tecnico alessandrino che si ispirò al motore di una moto danneggiata, appartenente a Bertoni, per progettare quello della 2CV.
    Il propulsore "Tipo A" di Becchia aveva una cilindrata di 375 cc e una potenza di 9 CV, e garantiva una velocità massima di 60 km/h per un consumo di circa tre litri ogni 100 chilometri. Nei decenni successivi, fu continuamente migliorato, aumentando la cilindrata e la potenza, fino a raggiungere 29 CV che, nel 1970, consentivano alla vettura di toccare una velocità massima di 120 km/h. Con il passare degli anni, la 2CV ebbe motori più potenti e divenne la base per altri modelli Citroën come l'AMI6, la Dyane e la Méhari.
    La crisi petrolifera degli anni 70 e le serie speciali, come la Charleston, contribuirono a mantenere viva la popolarità della 2CV fino al 1990. L'ultima 2CV uscì dalla fabbrica nel 1990, dopo una produzione totale di oltre 3,8 milioni di unità.

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