(ANSA) - MILANO, 11 LUG - Basta scorrere l'elenco dei modelli
creati della fine degli Anni '70 in poi per riconoscere che c'è
una Fiat ante Giugiaro e una Fiat del dopo Giugiaro. Nei 125
anni di vita della grande marca italiana, che si festeggiano
proprio oggi 11 luglio, il giro di boa del 1976 è infatti
determinante.
A raccontare all'ANSA in una intervista esclusiva del suo
rapporto con la Casa torinese e dei suoi progetti è proprio
Giorgetto Giugiaro, che nel 1955 iniziò la sua carriera nel
Dipartimento Studi Progettazione Veicoli Speciali di Fiat.
"L'occasione della vita - ricorda il grande designer - mi è
arrivata quando uno dei miei professori di Belle Arti mi
consigliò di fare un'esperienza in ambito industriale in attesa
di dare l'esame per entrare in Accademia di Belle Arti. Riteneva
infatti che questa opportunità mi avrebbe permesso di ampliare
la mia creatività dandomi maggiori possibilità di emergere e di
realizzarmi anche lavorativamente mettendo a frutto la mia
capacità pittorica/illustrativa applicata in differenti ambiti.
Così - prosegue Giugiaro - presentai alcuni lavori a una mostra
studentesca nel 1955, dove venni notato dal direttore tecnico
della Fiat, Dante Giacosa. Fui assunto in Fiat e tre mesi dopo
entrai a far parte come illustratore del Dipartimento Studi
Progettazione Veicoli Speciali per visualizzare in bozzetti le
idee dei creativi".
"Rimasi in Fiat per quattro anni, un periodo - racconta -
che è stato la mia 'università'. Iniziai qui a disegnare le
automobili, ma anche prodotti industriali come treni, pullman, e
anche componenti come i sedili fino ai frigoriferi. Disegnavo su
carta lucida e su carta Canson, utilizzavo come tecnica
l'acquerello e la tempera per illustrare e rendevo
'fotorealistici' i disegni. Fui notato subito dai miei capi
anche perché ero velocissimo a disegnare, e con grande stupore
dei colleghi mi affidarono molti progetti".
Giugiaro ricorda, di quel periodo, che si concentrava "sui
riflessi, sulle cromature e sui colpi di luce che esaltavano le
linee, tecnica questa che conoscevo bene perché derivata dalla
mia esperienza pittorica e artistica che avevo imparato da mio
padre e da mio nonno, pittori e affrescatori".
A coronamento della prima parte della sua carriera - che lo
vide impegnato in Bertone, e in Ghia, fino ad arrivare alla
nascita nel 1968 di Italdesign, l'azienda indipendente creata da
Giorgetto Giugiaro con Aldo Mantovani - arrivò nel 1976
l'incarico per il modello Panda.
"Quello della Panda è uno dei progetti a cui sono più legato
- dice ancora - perché seppur molto radicale e semplice è
improntato all'utilità, all'essenzialità e alla versatilità e
praticità. La Panda è risultata vincente perché è stata un'auto
logica. Siamo partiti con un brief chiaro da parte di Carlo De
Benedetti (appena entrato in Fiat come direttore generale
accanto a Romiti, ndr) dove si indicava che doveva essere
un'auto alla francese, un'utilitaria per tutti, economica.
Doveva pesare e costare poco, sia come produzione che come
prezzo finale al pubblico. Ci imponemmo di rispettare i pesi e i
costi della 126 di allora e così, insieme al mio partner Aldo
Mantovani, analizzammo tutte le vetture del medesimo segmento di
mercato. Con l'obiettivo di migliorare le numeriche di spazio,
abitabilità e capacità di carico. Impostammo uno schemino
tecnico con il motore anteriore, che garantiva maggiore spazio
per l'abitacolo, adottando vetri piatti, e pesi molto contenuti,
la progettammo in meno di un mese".
"Il primo modello, al momento della presentazione in Fiat,
rispecchiava tutte le aspettative. Anche gli interni erano
volutamente essenziali, spartani ma estremamente funzionali e
versatili. Poi in Fiat decisero di utilizzare anche un altro
motore più grande (derivato dalla 127) e i pesi aumentarono un
po'. Anche gli interni furono imborghesiti - ricorda Giorgetto
Giugiaro - inficiando un po' la logica basic del progetto
iniziale, ma la filosofia generale rimase la stessa. E'
sorprendente poi la longevità del progetto, ma il successo è
perché ha sempre rispettato la logica di servizio con
un'architettura semplice con le giuste proporzioni".
"Mi piace ricordare anche il nostro grande apporto -
sottolinea - alla soluzione 4x4. Proporre per il Salone
dell'Auto di Torino del 1980 una versione a quattro ruote
motrici fu una nostra spontanea iniziativa che Fiat poi adottò
affidandone lo sviluppo alla Steyr-Puch"
Nel dopo Giugiaro la contribuzione di Italdesign per il
Gruppo Fiat è stata importante. Lo dettaglia il grande designer
torinese. "Oltre a Fiat Panda ho firmato Uno, Croma, Punto,
nuova Croma, Grande Punto e Sedici. E negli anni la
collaborazione con il Gruppo Fiat ci ha visti coinvolti per il
marchio Lancia nei progetti Delta, Thema e Prisma. E per Alfa
Romeo su 156 restyling e 147 restyling, poi la Brera Coupé e
Cabrio, e infine su 159 e 159 Sportwagon".
Giugiaro ricorda con non celata nostalgia l'Alfa Romeo 2600
Sprint "che è stata la prima auto che ho disegnato all'arrivo in
Bertone" e gli altri modelli "frutto della mia collaborazione
partita molto prima dell'ingresso dell'Alfa nel Gruppo Fiat,
come la GTJunior, l'Alfasud e le Alfetta GT e GTV". (ANSA).
Fiat, dopo il 1976 con Panda e Uno arriva il design di Giugiaro
Intervista con il designer, dall'Accademia ai grandi progetti