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Tutti per uno e una Citroën Méhari per tutti

L'incredibile storia del veicolo dai campi da golf alle spiagge

Citroën Méhari

Redazione Ansa

Il 16 maggio 1968, nel pieno delle proteste del movimento studentesco francese, Citroën presentava il suo nuovo veicolo sul campo da golf di Deauville. Quel veicolo prendeva il nome di Méhari e avrebbe scritto una pagina inimitabile nella storia del marchio francese. Un pick-up atipico che offriva da 28 a 32 CV, con una carrozzeria in plastica ABS (acrilonitrile butadiene stirene), progettato da Roland de La Poype.

 

Costruito sulla piattaforma della Dyane 6, al momento del lancio fu presentato con il nome Dyane 6 Méhari. 56 anni dopo, capita ancora di imbattersi in un esemplare di questa vettura versatile e trasformista, specie d’estate, nelle più rinomate località balneari dell’area mediterranea. Méhari nacque da un’intuizione.

Nel 1947, in Francia, la SEAB (Société d'études et d'applications des brevets) fondata dall’imprenditore francese Roland de la Poype si occupava di materiali innovativi, in particolare della plastica e delle resine colorate nella massa. Nella flotta dei veicoli della SEAB figurava un certo numero di furgoncini AZU e AK, quelli realizzati da Citroën sulla base meccanica della 2CV e dell’AMI6. Un giorno uno di questi ebbe un incidente di una certa importanza. Il conducente del mezzo ne uscì sostanzialmente integro, la carrozzeria della furgonetta fu seriamente danneggiata mentre la meccanica non fu intaccata. De la Poype non fece riparare il furgoncino perché su di esso aveva altre mire: voleva realizzare lui stesso una carrozzeria in plastica da applicare sulla meccanica Citroën, creando un veicolo commerciale totalmente nuovo.

Furono realizzati diversi disegni e qualche prototipo, anche con l’aiuto del designer Jean-Louis Barrault, che aveva già collaborato alla realizzazione del primo prodotto di successo della SEAB, il contenitore per campioni monouso Berlingot, dedicato a L’Oréal. Alla fine, per la carrozzeria fu scelto l’ABS: un materiale facilmente termoformabile, flessibile e che si può colorare nella massa.

Il risultato fu una piccola fuoristrada in plastica, poggiata sul telaio della bicilindrica AZU e che fu presentata alla Direzione Generale di Citroën. L’incontro avvenne nel 1967 nei sotterranei della fabbrica di Quai de Javel, in centro a Parigi, accanto alla Senna. La Méhari era interessante come veicolo da lavoro ma anche come veicolo da divertimento.

Era leggera, quindi in grado di affrontare qualunque fondo stradale senza grandi difficoltà, non si impantanava nel fango o nella sabbia, non affondava nella neve. Dopo il prototipo color ocra alla SEAB vennero prodotti una ventina di esemplari nelle tinte più disparate: giallo, rosso, blu, verde e persino argento. Nonostante sia stata prodotta per quasi 20 anni, la Méhari ha avuto solo tre versioni diverse, di cui due edizioni limitate. Inoltre, Citroën decise di realizzare un numero limitato di tinte, con nomi legati a grandi deserti e catene montuose, che cambiarono poco durante i quasi vent’anni di produzione della Méhari.

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