Da Roma a Bruxelles, passando per Praga, Vienna, Sofia, Varsavia, Bucarest e Bratislava. La battaglia per l'industria dell'automotive portata avanti del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, prende quota e si allarga il fronte dei Paesi Ue favorevoli ad anticipare di un anno, al 2025, la revisione delle norme comunitarie sulle emissioni di CO2 delle auto, che prevedono lo stop all'immatricolazione di nuovi veicoli a benzina e a diesel nel 2035.
Nonostante gli intensi colloqui, Parigi e Berlino non sono tra i firmatari del documento volto a chiedere, tra le altre istanze, una strategia industriale a lungo termine per il settore e un piano di investimenti pluriennale per sostenere la filiera nella transizione. Una richiesta arrivata mentre le case automobilistiche sono sempre più sotto pressione, con l'ombra dell'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, prova ne è che a Wall Street Stellantis ha perso il 4,26%, Ford il 2,06% e General Motors il 6,89%. E proprio la casa guidata da Carlos Tavares ha annunciato la chiusura dello stabilimento inglese di Luton, a nord di Londra, per concentrare tutta la produzione di veicoli commerciali leggeri elettrici nel sito di Ellesmere Port con un investimento di 50 milioni di sterline.
Se la via da percorrere resta quella dello stop ai motori endotermici dal 2035, la convergenza tra i Paesi è sulla necessità di anticipare il tagliando all'inizio del prossimo anno per valutare lo stato del settore. Aggiustando il tiro su alcune parti della normativa che preoccupano le industrie: a partire dalle multe che scatteranno già nei prossimi dodici mesi per chi non si adegua al primo target intermedio di riduzione delle emissioni 15% rispetto ai livelli del 2021. Obiettivi difficilmente raggiungibili, denunciano i sette, "a causa del rallentamento della diffusione dei veicoli elettrici" nel Continente. Le e-car rappresentano ancora una nicchia del parco circolante in Italia, dove - secondo l'ultimo rapporto sulla mobilità degli italiani 'Audimob' - sono appena lo 0,54% del totale, a cui si aggiunge il 5,41% di motori ibridi.
Con la revisione anticipata, Roma e Praga puntano a strappare l'impegno da parte di Bruxelles sul "principio di neutralità tecnologica", aprendo così la strada a una "gamma più ampia" di tecnologie oltre ai soli veicoli elettrici e all'idrogeno.
L'esecutivo Ue si è già ampiamente impegnato a includere nella transizione i carburanti sintetici (gli e-fuel) come richiesto da Berlino, ma a Roma non basta: lo stesso rango deve essere concesso ai biocarburanti. Nelle quattro pagine di documento nessun cenno diretto ai biofuel, ma i sette alleati suggeriscono di dar vita a un approccio di calcolo delle emissioni "alternativo", considerando anche "altre tecnologie per contribuire al raggiungimento degli obiettivi".