L'Indice di massa corporea (Bmi), la formula matematica più utilizzata al mondo per valutare il peso corporeo di uomini e donne, inventata nell'800 dal matematico belga Adolphe Quetelet, dopo 50 anni di onorato servizio potrebbe andare presto in pensione o almeno essere affiancato da altri parametri, come la misura del girovita e la stima della composizione corporea misurata dal plicometro. Secondo uno studio americano appena presentato al meeting annuale dell'Endocrine Society Endo 2023, concluso pochi giorni fa a Chicago, il Bmi - che si ottiene dalla divisione tra il peso ed il quadrato dell'altezza - sbaglia la stima del grasso di troppo nel 53% dei casi, dando indicazioni inferiori alla realtà.
Tuttavia l'aggiunta della circonferenza della vita alla misura tradizionale del Bmi ha reso congruenti con Dexa il 69% delle diagnosi di obesità, riducendo il margine di errore del 23%. "Il principale limite del Bmi - sottolinea Anna Maria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) - è che non distingue tra acqua, massa ossea, massa muscolare e tessuto grasso né tra accumulo di grasso viscerale, la cosiddetta 'pancetta', e grasso sottocutaneo, non tenendo così conto dell'influenza di genere. Le donne, infatti - precisa l'esperta -, hanno più grasso sottocutaneo rispetto agli uomini, localizzato su fianchi e cosce, che è meno dannoso per la salute rispetto al grasso addominale, che i maschi accumulano più facilmente nelle sezioni centrali del corpo. E' evidente dunque che utilizzare un unico parametro che non tiene conto di queste sostanziali differenze porta sia a sovrastimare erroneamente l'obesità nelle donne che a sottovalutarla negli uomini, con una pericolosa distorsione della comprensione da parte dei medici del rischio di malattia e mortalità legate all'obesità".
L'indice di massa corporea andrà in pensione, sbaglia le diagnosi di obesità
Studio Usa, servono anche altri parametri come la misura del girovita