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L'Italia prima in Europa per l'industria del farmaco conto terzi

Settore si espande e cerca personale, +11% occupazione in 2 anni

Farmaci

Redazione Ansa

E' un settore poco noto ai non addetti ai lavori, ma è in forte crescita e posiziona l'Italia in cima alla classifica europea promettendo nuove e crescenti possibilità di occupazione. E' quello delle aziende di produzione farmaceutica in conto terzi, definito Cdmo (Contract Development and Manufacturing Organization): l'Italia si conferma prima in Europa con un fatturato di 3,1 miliardi di euro mentre cresce la domanda di personale specializzato, soprattutto rivolta ai giovani.

I bilanci, secondo l'ultima indagine Farmindustria-Prometeia 2023, confermano dunque il primato italiano, mentre Germania e Francia mantengono il secondo e terzo posto con un fatturato, rispettivamente, di 2,7 e 2,2 miliardi di euro, a fronte di un fatturato annuo europeo pari a 15 miliardi di euro. Nel complesso, l'incremento del fatturato nel biennio 2022-23 è stato superiore al 34%, con un picco del 44% per le produzioni di farmaci biologici e ad alta tecnologia. La quota di produzione diretta alle multinazionali estere si attesta sopra l'80% e la quasi totalità dell'export è diretta verso economie avanzate come Ue, Stati Uniti e Giappone. Più contenuta, ma comunque consistente, la crescita del mercato domestico: +28% nel periodo 2010-2023. Dati che confermano come le aziende Cdmo attive in Italia, rileva l'indagine, si attestino quali "importanti partner strategici grazie alla capacità competitiva, all'elevata produttività e alla forte flessibilità, rafforzata da una costante propensione all'investimento e all'innovazione".

Il risultato è che continua a crescere l'occupazione nel settore, con un ritmo superiore a quello del totale dell'economia: gli addetti delle aziende Cdmo sono infatti aumentati dell'11% nel biennio 2022-23 e si stima che la domanda di personale specializzato crescerà ancora. Il settore, spiega Anna Maria Braca, presidente del gruppo Cdmo-specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria, "conta circa 20 società a capitale italiano ed estero e abbiamo bisogno crescente di personale. In Italia ci sono attualmente 15mila addetti impegnati nel settore". Per questo le aziende Cdmo, afferma Braca, "hanno ad esempio già avviato collaborazioni con vari grandi atenei universitari principalmente per discipline come Chimica, Ingegneria, Tecnologie farmaceutiche ed Informatica". La richiesta è tale che gli studenti, ancora prima della Laurea, vengono già contattati dalle aziende con l'obiettivo di avviare un percorso di formazione specifico: "E' richiesta infatti un'alta specializzazione - precisa Braca - ed i tempi sono fondamentali per avere un vantaggio competitivo". Negli ultimi anni, sottolinea, "aziende Cdmo estere hanno addirittura dovuto interrompere la produzione proprio per mancanza di personale. Noi, invece, non ci siamo mai fermati".

Ma quale è la chiave del successo di questo settore? Le imprese Cdmo in Italia che "hanno investito in tecnologia - risponde Braca - sono state in grado di catturare il cambiamento in atto dell'industria farmaceutica, posizionandosi nella ricerca farmaceutica d'avanguardia. Ciò le ha rese dei partner strategici e non più solo dei produttori conto terzi. Dunque, il ruolo delle Cdmo è centrale nella rivoluzione terapeutica che è in corso con la produzione di farmaci ad alta innovazione. Il Cdmo garantisce alle industrie farmaceutiche le tecnologie innovative che permettono di rendere disponibili i farmaci di nuova generazione in tempestività". Così, le opportunità di occupazione sono enormi e le parole chiave sono 'specializzazione' e 'velocità': "Ci contendiamo con l'estero soprattutto figure come biotecnologi, medici specializzati, data scientist, ingegneri bioinformatici e specializzati in IA - afferma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani -. Ciò per adattare le produzioni Cdmo in modo sempre più veloce all'evoluzione della domanda del mercato globale". Questo perchè la domanda di farmaci "è esplosa negli ultimi anni, ma si tratta di una domanda - conclude - orientata sempre di più verso farmaci di ultima generazione e sempre più tecnologici".
   

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