Nei pazienti con insufficienza cardiaca, il diabete aumenta il rischio di mortalità per tutte le cause, oltre a quella cardiovascolare. Inoltre sono soggetti a più ricoveri per scompenso cardiaco rispetto ai pazienti con insufficienza cardiaca non diabetici. E' quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care, che ha analizzato i dati di circa 9.500 pazienti con insufficienza cardiaca cronica iscritti nel registro della Società Europea di Cardiologia. In particolare nella ricerca, cui hanno contribuito studiosi dell'università di Verona, si è visto che nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica la prevalenza di diabete è molto elevata, pari al 36.5%, cioè oltre 1 paziente su 3. I pazienti sono stati seguiti per un anno, e in questo periodo si è registrata una mortalità complessiva pari all'8%, mentre l'11% è stato ricoverato per scompenso cardiaco. Quelli con insufficienza cardiaca cronica e diabete hanno mostrato tassi di mortalità totale (9,4% contro 7,2%), mortalità per cause cardiovascolari (4,8% contro 3,8%) e ospedalizzazione per scompenso cardiaco (13,8% contro 9,3%) maggiori di quelli osservati nei pazienti non diabetici, indipendentemente dall'eventuale coesistenza di altri fattori di rischio cardiovascolare. Lo studio ha anche documentato che un peggior grado di compenso glicemico del diabete è associato ad un maggiore rischio di mortalità. Il diabete quindi riduce la sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica e chi ne soffre deve essere quindi considerato ad alto rischio cardiovascolare. Per una migliore terapia, secondo le linee guida della Società Europea di Cardiologia, sarebbe opportuna una gestione integrata del paziente tra cardiologo, diabetologo e medico di famiglia, oltre ad una diagnosi tempestiva di diabete nei pazienti con insufficienza cardiaca.
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