Nei malati di diabete, con dolore neuropatico persistente agli arti, piedi e gambe, si è osservato per la prima volta un aumento delle fibre nervose associate al dolore. Una scoperta importante, che può essere usata come 'marcatore' per diagnosticare la polineuropatia diabetica (dpn) e verificare la presenza del dolore nei pazienti.
A soffrire di questa complicanza sono molti dei 3,3 milioni di italiani malati di diabete. "I meccanismi alla base dello sviluppo della dpn dolorosa - spiega Vincenzo Provitera, uno dei ricercatori - sono in gran parte sconosciuti. La conta delle fibre nervose intraepidermiche, attraverso una biopsia cutanea usata per diagnosticare questa patologia, non permette però di differenziare tra i pazienti con e senza dolore". Identificare quindi dei possibili biomarcatori del dolore nei pazienti con dpn dolorosa, continua, "può aumentare la nostra conoscenza dei meccanismi alla base del dolore neuropatico". Sugli animali si era osservato un aumento della densità delle fibre nervose associato alla presenza di dolore, ma per la prima volta questo fenomeno è stato dimostrato nell'uomo, attraverso delle biopsie della pelle su pazienti con e senza dolore, oltre questionari e test funzionali. "Abbiamo scoperto che, sebbene non vi fosse alcuna differenza nella densità delle fibre nervose intraepidermiche tra pazienti con e senza dolore, i primi avevano una maggiore densità delle fibre peptidergiche dermiche". Queste ultime sono le fibre nervose deputate alla trasmissione del dolore e possono essere identificate nelle biopsie della cute perchè contengono dei neuropeptidi, cioè delle proteine prodotte dai neuroni. La ricerca ha mostrato che una maggiore densità di queste fibre peptidergiche dermiche è associata al dolore nella polineuropatia diabetica. "Risultati - conclude Provitera - che aiutano a comprendere i meccanismi fisiopatologici del dolore nel diabete, ancora in larga parte sconosciuti".