(ANSA) - ROMA, 04 OTT - Curare il diabete guardando solo alla
glicemia non è sufficiente. Il diabete va interpretato nella sua
dimensione più ampia quale fattore di rischio cardiovascolare,
renale e metabolico.
"Il diabete raddoppia il rischio di eventi cardiovascolari e
la mortalità conseguente a infarto e ictus - spiega Salvatore A.
De Cosmo, Presidente Eletto Amd (Associazione Medici
Diabetologi) -. Per questo l'obiettivo principale oggi nella
gestione della persona affetta da diabete è quello di trattare
in maniera integrata la malattia, con una speciale attenzione
alle correlazioni nefro-cardio-metaboliche e al mantenimento in
salute degli organi bersaglio. In definitiva, se soffre il
cuore, il rene ne risente; se soffre il rene, ne risente il
cuore". Per gli esperti, è cruciale valutare le pericolose
connessioni tra cuore, rene e metabolismo. "Il diabete può
compromettere la salute dei reni in diversi modi: tra questi,
elevati livelli di glucosio sul glomerulo, l'unità filtrante che
a causa dello stress ossidativo con il tempo muore, e l'elevata
pressione all'interno del glomerulo, considerando che il 95% dei
pazienti diabetici sono anche ipertesi - dichiara Angelo
Avogaro, Presidente Sid (Società Italiana di Diabetologia) -.
Nella fase iniziale, l'insufficienza renale è asintomatica. Per
il paziente con diabete è obbligatorio sottoporsi regolarmente
agli esami per valutare la funzione renale". Per Luca De Nicola,
Presidente Eletto Sin (Società Italiana di Nefrologia), "la
progressione della Malattia Renale Cronica può essere rallentata
dalle terapie disponibili per ipertensione e diabete, alcune di
uso consolidato come gli ace-inibitori e i sartani, altre
innovative come le glifozine, considerate terapie di prima linea
dalle Linee Guida, da prescrivere insieme agli inibitori del
sistema renina-angiotensina", conclude. (ANSA).
Diabete colpisce 4 milioni di italiani ma ignorano complicanze
Esperti, 'valutare anche connessioni cuore-rene-metabolismo'