(di Elida Sergi) - Con energia, coraggio e concentrazione. È così che Giorgio Costantini ha affrontato un tumore al testicolo che lo ha colpito circa nove anni fa.
Un'esperienza che lui definisce "avventura", quasi per dare il senso di qualcosa di ignoto (e difficile)che si è trovato a gestire. L'idea di una malattia non lo sfiorava neppure. Essendo giovane sentiva come di poter 'aggredire' il mondo e poi, avendo già vissuto altre esperienze difficili come quella della morte della sua mamma quando aveva appena 10 anni e poi da adulto del papà, sentiva di aver sofferto già abbastanza perché la vita gli riservasse ancora una prova difficile. "Sin da quando mi hanno diagnosticato la malattia- racconta- ero come incredulo. L'ho presa con un po' di incoscienza, ma mi sentivo bene dentro, forte. Mi sono detto: ho già sofferto tanto, la vita quanto più bastarda può essere?". Tutto è iniziato a fine 2009: Giorgio, che aveva già avuto da piccolino una storia di ritenzione dei testicoli, faceva controlli abituali per sincerarsi che tutto andasse bene.
Quell'anno, però, viene a mancare suo padre e il controllo medico salta, per l'unica volta. Giorgio inizia ad avere dolore alla schiena. "Lo attribuivo ad alcuni fattori legati allo stile di vita, ad esempio al fatto che lavorando in un negozio di hobbistica portavo pesi durante lo scarico del materiale - spiega - ma dentro di me avevo come una sensazione strana. Non passava". Da gennaio 2010 iniziano anche i dolori al testicolo, a febbraio la difficoltà persino a stare seduto in macchina.
Giorgio, che fino ad allora non aveva parlato a quella che oggi è la sua ex moglie del problema che si era presentato, si decide infine a farlo e lei gli consiglia subito di fare un controllo. "Noi uomini tendiamo spesso a non prenderci molta cura di noi stessi - evidenzia - ma la mia ex moglie, che era infermiera, mi ha detto che facendo il turno di notte avrebbe programmato tutto e il giorno dopo avrei potuto fare un'ecografia. Così è stato.
Ho capito subito che qualcosa non andava: l'ecografista puntava sempre l'ecografo su un punto e mi ha poi prescritto delle analisi del sangue, anticipandomi già che si vedeva che qualcosa c'era". Giorgio fa le analisi all'Ini di Grottaferrata e i risultati sono negativi. "Ho iniziato a pensare che quindi avevo ragione ad essere scettico e incredulo, non era detto che fossi malato, ma il medico ha spento in parte le mie speranze dicendo che non era così scontato che non avessi nulla (perché poi il mio tumore è risultato essere un non seminoma, per il quale l'esito dei marcatori può essere negativo) e mi ha consigliato di rivolgermi a un urologo". Arriva così il momento di un consulto all'ospedale di Frascati, dove il primario dice a Giorgio che la situazione è seria e che addirittura lo avrebbe operato subito se avesse avuto la sala operatoria libera. "Il 5 marzo sono andato in sala operatoria - prosegue - inconsciamente avevo perso due mesi". Inizia poi l'attesa dell'esame istologico e nel frattempo, per non perdere tempo e dal momento che è un ragazzo giovane, gli viene consigliata la crioconservazione del liquido seminale per poter avere figli in futuro. Il referto dell'istologico è chiaro: si tratta di un tumore al secondo stadio e quindi serve anche il supporto di un oncologo. Giorgio sceglie di affidarsi agli Ifo di Roma, facendo un'altra visita urologica e indirizzandosi poi in oncologia. Avendo neppure 40 anni c'è necessità di una terapia adiuvante per essere certi al 100% che non sia 'scappata' neppure una sola cellula. A Giorgio vengono quindi proposti due cicli di chemio Peb, con ricovero in ospedale. Il primo va bene, a parte difficoltà per il cambiamento dei sapori, dal secondo iniziano invece alcuni problemi: fischi nelle orecchie, acufeni, poi con un richiamo del farmaco bleomicina strie sulla schiena, come graffi di gatto, sintomo della tossicità del farmaco che viene interrotto.
Poi, dal momento che non respira bene ed è affaticato, alti dosaggi di cortisone che non fanno lo dormire la notte, lo fanno sentire arrabbiato e gli provocano grande fame. Infine, flebiti alle braccia. "Anche ora, a distanza di molti anni- sottolinea Giorgio - stanchezza, affanno, dolori a ossa e muscoli ci sono, ma si va avanti". Durante tutto il percorso di malattia Giorgio ha anche il supporto di amici speciali: i ragazzi di un gruppo Facebook dedicato al tumore al testicolo, denominato non senza un pizzico di ironia "Il club delle prime palle". In tutto 90 ragazzi, tra i quali Lorenzo e Marco, che sono passati prima per l'esperienza di malattia e pronti a fugare il più possibile problemi e dubbi e ad ascoltare. Giorgio prende sempre più confidenza, inizia a sua volta anche ad aiutare altri componenti di questa 'famiglia' virtuale. Che ora è cresciuta molto e diventata anche un'associazione, l'Aitt, Associazione italiana tumore del testicolo, presieduta da Domenico Di Nardo. "Spesso all'interno del gruppo si chiariscono dubbi su cose che magari i medici trascurano di dire o che sembrano scontate" sottolinea Giorgio.
Per il quale "il tumore mette ancora paura, ma a guardare bene oggi ci sono parecchie armi contro di lui. L'arma migliore è prevenirlo, facendo dei controlli se non li si è mai fatti. Sono cambiate le cure, i farmaci, ora la cosa importante è non farsi scoraggiare. Non farsi prendere dal panico e pensare che ognuno ha il suo percorso, armi per lottare ce ne sono tante e la componente mentale conta moltissimo nell'esito della malattia". Per Giorgio oggi la vita ha il sapore della rinascita, con una nuova compagna, Raffaella, e sua figlia Giorgia , e aspettando aprile 2020, momento in cui i controlli, ora annuali, finalmente termineranno.
Giorgio, nella malattia l'aiuto di una famiglia virtuale
In un gruppo su Fb il sostegno di altri con il suo stesso tumore