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Allo studio gli screening contro i tumori di polmone e prostata

I test per la prevenzione sono tornati al livello pre-Covid ma le adesioni restano ancora insufficienti

polmoni

Redazione Ansa

Oltre al cancro della mammella, del colon retto e della cervice uterina, in un prossimo futuro i programmi di screening oncologico in Italia potrebbero comprendere anche quello del polmone e della prostata. È l'ipotesi a cui stanno lavorando ministero della Salute e società scientifiche e che potrebbe concretizzarsi a breve. Se ne è discusso nel corso della tavola rotonda "La Raccomandazione Ue sugli screening oncologici come priorità sanitaria", promossa da All.Can Italia.

"La raccomandazione europea ci dice di mettere in atto strategie per aumentare l'adesione agli screening esistenti che, in Italia, è oggettivamente un problema. Ci dice anche di valutare la possibilità di applicare gli screening a fasce più ampie della popolazione e considerare la fattibilità di altri screening come quello della prostata: oggi infatti molte persone si sottopongono al test del Psa al di fuori di percorsi organizzati", dice Rossana Berardi, tesoriere dell'Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) e direttrice della Clinica Oncologica dell'Aou delle Marche - Università Politecnica delle Marche.

Da oltre un anno è attivo un programma sperimentale di screening per il tumore del polmone nei forti fumatori (della Rete Italiana Screening Polmonare) che finora ha avuto alte adesioni e buoni risultati. Il programma terminerà alla fine dell'anno. "A quel punto si procederà a una valutazione per capire se si potrà trasformare in un programma di screening vero e proprio", afferma Daniela Galeone, direttore dell'ufficio Promozione della Salute del ministero della Salute. Di pari passo, è in dirittura d'arrivo un progetto che vuole sviluppare una metodologia per lo screening del cancro della prostata. Anche in questo caso, i risultati sulla reale fattibilità sono attesi nei prossimi mesi. 

 Screening a livello pre-Covid, ma adesioni insufficienti

La prevenzione oncologica, in Italia continua ad arrancare. Anche se l'adesione ai programmi di screening è tornata a livello pre-pandemia, i livelli di copertura sono ancora non ottimali: nel 2022 si è sottoposto allo screening mammografico il 43% delle donne aventi diritto, mentre i livelli di copertura degli screening cervicale e colorettale sono stati rispettivamente del 41% e del 27%.

Restano inoltre forti differenze tra Nord e Sud, con coperture peggiori nel Meridione. 

"Abbiamo fatto un grande sforzo e siamo riusciti a tornare ai livelli pre-pandemia. Ora bisogna intervenire cercando di porre rimedio alle criticità", ha detto Daniela Galeone, direttore dell'ufficio Promozione della Salute del ministero della Salute.

Tra le proposte per rafforzare gli screening, la digitalizzazione e l'efficientamento dei processi di invito allo screening, il coinvolgimento della medicina del territorio, fino all'estensione del programma sperimentale della Rete Italiana Screening Polmonare per ridurre la mortalità per tumore del polmone. "È fondamentale fare dell'Italia un'apripista in Europa per quanto riguarda le politiche di prevenzione e diagnosi precoce", ha affermato Paolo Bonaretti, portavoce di All.Can Italia. 


   

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