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Tumore al polmone di stadio III, una nuova terapia migliora la sopravvivenza

Passi avanti per i pazienti non operabili con la mutazione del gene Egfr

Redazione Ansa

Per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) di stadio III non operabile e con mutazione del gene Egfr, arriva una nuova opportunità terapeutica: la molecola osimertinib ha infatti dimostrato un notevole beneficio per questi pazienti in termini di sopravvivenza libera dalla progressione della malattia. La molecola è il primo inibitore di Egfr e la prima terapia target a dimostrare un beneficio per questo gruppo di pazienti, come evidenzia lo studio di Fase III LAURA.

Ogni anno si stima che 2,4 milioni di persone a livello globale ricevano una diagnosi di tumore del polmone, di cui l'80-85% risulta non a piccole cellule, la forma più comune di tumore del polmone. Circa il 10-15% dei pazienti con Nsclc negli Stati Uniti e in Europa, e il 30-40% in Asia, presenta la mutazione Egfr. Più di un paziente su sei con Nsclc riceve la diagnosi di malattia di stadio III non resecabile (15%).

"I risultati positivi dello studio LAURA rappresentano una importante notizia e potrebbero rappresentare un ulteriore passo avanti per questi pazienti, per i quali esiste ancora un grande bisogno clinico e ad oggi non è disponibile una terapia mirata", afferma Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e presidente di Aiot (Associazione Italiana di Oncologia Toracica).

L'efficacia di osimertinb è stata confermata anche nel trattamento di prima linea di una diversa popolazione di pazienti. "Nello studio FLAURA2 - sottolinea de Marinis - condotto in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule metastatico e con mutazione di Egfr, osimertinib in combinazione con chemioterapia ha evidenziato un vantaggio di circa 9 mesi in più in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia rispetto al solo osimertinib, che costituisce lo standard di cura globale in prima linea. La combinazione ha ridotto il rischio di progressione di malattia o morte del 38% e, a due anni, il 57% dei pazienti non presentava progressione di malattia rispetto al 41% con solo osimertinib".

Questi dati, conclude de Marinis, "costituiscono un ulteriore passo avanti nella prima linea di trattamento della malattia metastatica con mutazioni di Egfr e l'approvazione da parte di Fda conferma osimertinib come terapia fondamentale del tumore del polmone con mutazione Egfr sia in monoterapia che in combinazione con chemioterapia e ci auguriamo che possa essere approvato presto anche in Europa". 
   

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