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Tumore cervice uterina, immunoterapia con chemioterapia migliora la sopravvivenza

Malattia localmente avanzata ad alto rischio. Lorusso, cambia lo standard di cura

Hpv

Redazione Ansa

La molecola immunoterapica Pembrolizumab più la chemioradioterapia è il primo regime immunoterapico a poter cambiare la pratica clinica nel trattamento di prima linea nel tumore della cervice uterina localmente avanzato, come evidenziato dai dati di sopravvivenza dello studio di fase 3 Keynote-A18, coordinato da Domenica Lorusso, principal investigator dello e professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University. All'analisi ad interim predefinita condotta da un Comitato indipendente per il Monitoraggio dei Dati, pembrolizumab in combinazione con chemioterapia concomitante ha infatti mostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale rispetto alla sola chemioterapia.

Questi dati sono stati presentati al Congresso 2023 della European Society for Medical Oncology e sono stati di supporto all'approvazione a gennaio 2024 da parte della Food and Drug Administration americana di pembrolizumab in combinazione con chemioterapia (CRT) per il trattamento del tumore della cervice uterina con malattia Stadio III-IVA. "Questi risultati sono importanti sia per i pazienti che per la comunità medica mostrando ora che questo regime prolunga la vita delle pazienti con tumore della cervice localmente avanzato ad alto rischio", afferma Lorusso. Ogni anno, in Italia, si stimano circa 2500 nuove diagnosi di tumore della cervice uterina.

Lo studio Keynote-A18, prosegue, "mostra per la prima volta che aggiungere l'immunoterapia alla chemioradioterapia nel tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio aumenta la sopravvivenza globale e riduce il rischio di progressione. Per la prima volta dopo 25 anni, riusciamo a cambiare lo standard di cura, migliorando la sopravvivenza delle pazienti con tumore della cervice uterina, che è una delle neoplasie più sintomatiche e dolorose che possano colpire una donna. Contro questa neoplasia, quasi sempre causata dall'HPV, il Papillomavirus umano, la più frequente infezione sessualmente trasmessa, abbiamo a disposizione diversi strumenti anche di prevenzione, dalla vaccinazione contro l'HPV, agli screening, fino a nuovi trattamenti efficaci. Questo studio è ancora più importante perché la chemioradioterapia che in questo studio è stata somministrata è lo standard attuale che già di per sé è curativa nel 60% delle pazienti, per cui su questa base già molto alta aggiungere pembrolizumab ci aiuta ulteriormente a guarire una quota maggiore di pazienti".
   

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