"In Italia la sopravvivenza per i tumori a 5 anni raggiunge il 60% e quasi 4 milioni di cittadini vivono dopo la diagnosi. A questi dati fortemente positivi si contrappongono però difficoltà crescenti, che riguardano la tenuta del sistema sanitario in tutti gli ambiti della strategia di controllo dei tumori: dagli screening, con differenze di copertura che superano il 40% tra le Regioni del Nord e quelle Sud, alle difficoltà di accesso ai test di biologia molecolare, ai percorsi terapeutici, ai programmi di riabilitazione fisica e psico-sociale, alla ricerca. Sono troppe le disparità tra le regioni e bisogna dare concreto sviluppo alle Reti oncologiche che garantiscono pari opportunità di cura a tutti i malati: basta con i pazienti costretti ad affidarsi alla 'lotteria del codice postale', perchè oggi ammalarsi in Calabria non è come ammalarsi nel Nord Italia". A parlare delle "inaccettabili" diseguaglianze sul territorio nazionale per i malati oncologici è la segretaria della Favo (Federazione associazioni di volontariato in oncologia) Elisabetta Iannelli, in occasione della presentazione del 16/mo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici.
Da qui la richiesta di Favo di istituire quanto prima la Cabina di regia nazionale che monitori il Piano oncologico nazionale (Pon) approvato nel 2023 e individui i necessari incentivi per le Regioni. Infine, le risorse: "Le scelte fatte finora sul piano finanziario non sono idonee a rispondere alle necessità dei malati di cancro. Nel 2023 si è provveduto al riparto del fondo per l'implementazione del Pon 2023-2027, con 10 milioni di euro annui. Alla Lombardia sono destinati poco più di 1.700.000 euro per ciascun anno, alla Basilicata circa 83.000. Si tratta di cifre a dir poco irrilevanti, del tutto insufficienti - rileva Iannelli - a raggiungere gli obiettivi previsti dal Pon".
Una rassicurazione sulla cabina di regia è giunta dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia: "Nei prossimi giorni, d'intesa con il ministro Orazio Schillaci, costituiremo la cabina di regia centralizzata per l'attuazione e l'implementazione del Piano oncologico nazionale (Pon)", ha annunciato rispondendo alla richiesta in tal senso avanzata da Favo, La Cabina, ha spiegato Vaia, "rappresenta uno strumento concreto per uniformare su tutto il territorio nazionale l'accesso alle cure e l'applicazione del Pon approvato lo scorso anno, contro dunque le disparità regionali che restano un problema da risolvere".
In Italia, ha ricordato Iannelli, " la sopravvivenza per i tumori a 5 anni raggiunge il 60% e quasi 4 milioni di cittadini vivono dopo la diagnosi. A questi dati fortemente positivi si contrappongono però difficoltà crescenti, che riguardano la tenuta del sistema sanitario in tutti gli ambiti della strategia di controllo dei tumori: dagli screening, con differenze di copertura che superano il 40% tra le Regioni del Nord e quelle Sud, alle difficoltà di accesso ai test di biologia molecolare, ai percorsi terapeutici, ai programmi di riabilitazione fisica e psico-sociale, alla ricerca".
Favo, dopo 1 anno il Piano oncologico nazionale non è operativo
Il Piano Oncologico Nazionale (Pon) 2023-2027, a distanza ormai di un anno dalla sua approvazione, "non è operativo. Le 125 pagine del documento, che dovrebbe rappresentare la guida istituzionale di riferimento per la strategia di controllo dei tumori in Italia, sono totalmente disattese". Lo evidenzia il 16/mo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi nell'ambito della XIX Giornata nazionale del malato oncologico, promossa da Favo (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e dalle centinaia di Associazioni federate.
Il Rapporto contiene anche precise richieste: istituire una Cabina di regia nazionale per monitorare l'attuazione del Pon e lavorare con urgenza su quattro priorità, ovvero l'implementazione delle Reti Oncologiche Regionali, la realizzazione e diffusione dei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali strettamente connessi alle Reti, la programmazione e valorizzazione del personale del servizio sanitario (entro il 2025 è previsto un ammanco di oltre 43.000 specialisti) e l'ativazione della Rete Nazionale Tumori Rari.
"È sotto gli occhi di tutti che, per la sanità pubblica, è venuto meno l'universalismo delle prestazioni, penalizzando particolarmente le persone socialmente più fragili - spiega Francesco De Lorenzo, presidente Favo -. La crisi strutturale del Servizio Sanitario Nazionale può infatti essere misurata con i livelli di diseguaglianza. È sempre più netta la distinzione tra cittadini che possono curarsi, ma con risorse proprie, e coloro che invece sono costretti a rinunciarvi. Per finanziare la sanità è necessaria una forte e condivisa volontà politica".
Il Piano punta alla "piena realizzazione in tutte le Regioni delle Reti oncologiche, per favorire un'assistenza sempre più integrata tra l'ospedale e il territorio, implementare la digitalizzazione e valorizzare il ruolo di medici di medicina generale - spiega Francesco Perrone, presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Si tratta di un imprescindibile modello organizzativo che garantisce la migliore presa in carico dei pazienti. Tutto questo richiede un'importante e trasparente attività di coordinamento, grazie alla collaborazione tra Istituzioni, società scientifiche e associazioni dei Pazienti".
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