CHICAGO - La 'super-immunoterapia' rappresenta una nuova frontiera contro il melanoma: con un tris di farmaci immunoterapici, la sopravvivenza arriva infatti al 72% nei casi gravi ad un follow up di oltre 4 anni.
Il melanoma è un tumore maligno della pelle: in Italia è il terzo più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi.
Nel 2023 sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi ed i casi sono in aumento.
Ad aprire questa nuova strada legata alla 'super immunoterapia' è lo studio Relativity-048 guidato da Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Pascale di Napoli, condotto in collaborazione con le università di Zurigo, di Aix-Marseille, di Losanna, di Oxford e del Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center della Johns Hopkins Medicine. I risultati preliminari sono presentati al congresso annuale dell'American Society of Clinical Oncology (Asco) in corso a Chicago.
Alla ormai consolidata somministrazione di uno o due immunoterapici insieme, che ha già cambiato la storia della malattia, si aggiunge dunque una nuovissima combinazione che prevede l'utilizzo di tre i farmaci contemporaneamente. Il tris delle molecole nivolumab, relatlimab e ipilimumab, tutti inibitori del checkpoint immunitario, in grado cioè di togliere i 'freni' al sistema immunitario contro il melanoma, porta la percentuale di sopravvivenza dei pazienti con melanoma avanzato, seguiti per più di 4 anni, al 72%.
Più del 20% di quanto farebbero i farmaci somministrati da soli o in coppia. Sono "dati preliminari - precisa Ascierto - ma molto incoraggianti che riguardano pazienti con forme di melanoma avanzato inoperabile, con presenza anche di metastasi epatiche e cerebrali, quindi con una prognosi piuttosto sfavorevole. Nel nostro studio la tripletta di immunoterapici si è dimostrata promettente e merita certamente di essere indagata in studi clinici più ampi".
Lo studio ha coinvolto 46 pazienti con melanoma avanzato e di età media pari a 61 anni. I pazienti hanno ricevuto la tripla combinazione per una durata di 5 mesi e sono stati poi seguiti in media per 49,4 mesi. "Abbiamo registrato un tasso di sopravvivenza alla malattia del 72% a 4 anni, superiore a quello osservato con altri regimi terapeutici che prevedono la somministrazione di due immunoterapici - sottolinea Ascierto -.Nel 20% dei pazienti abbiamo registrato una remissione completa". Anche i dati sulla sicurezza del trattamento sono molto incoraggianti. Ascierto invita comunque alla prudenza: "Il nostro è uno studio preliminare che ha coinvolto un numero limitato di pazienti. Per questo i risultati vanno interpretati con cautela e andrebbero confermati in studi più ampi, che potrebbero anche consentirci una maggiore precisione sulla selezione dei pazienti che trarrebbero il maggior beneficio da questa tripla terapia".