Allattare al seno il proprio bambino, anche dopo aver avuto un tumore alla mammella, è possibile e sicuro. Secondo due studi internazionali che saranno presentati al Congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) 2024, al via dal 13 settembre a Barcellona, le donne che allattano dopo aver ricevuto un trattamento per il cancro al seno, comprese quelle con una mutazione germinale Brca (un cambiamento ereditario nei geni Brca che aumenta significativamente il rischio di sviluppare alcuni tumori, in particolare il cancro al seno), non corrono un rischio maggiore di recidiva o di sviluppare nuovi tumori al seno.
"Il nostro studio fornisce la prima prova sulla sicurezza dell'allattamento al seno dopo il cancro alla mammella in giovani donne portatrici di una mutazione germinale Brca", afferma Eva Blondeaux, oncologa dell'Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, che presenterà uno degli studi. Data la natura del cancro al seno, guidato dagli ormoni, in precedenza c'erano preoccupazioni riguardo alla gravidanza e all'allattamento al seno dopo la malattia, poiché entrambi comportano cambiamenti nei livelli ormonali. Ciò era particolarmente vero per le donne con la mutazione Brca, che rimangono ad alto rischio di sviluppare un secondo cancro nell'altro seno. Sebbene studi recenti abbiano dimostrato che né i trattamenti di riproduzione assistita né la gravidanza siano associati ad un aumento del rischio di recidiva o di nuovi casi di cancro al seno, anche nelle donne portatrici di una mutazione Brca, fino ad ora erano disponibili pochissime prove sulla fattibilità e la sicurezza dell'allattamento al seno in queste donne. Lo studio internazionale ha seguito quasi 5000 giovani donne portatrici di una mutazione Brca e sopravvissute al cancro al seno.
Quasi una su quattro delle 474 donne che successivamente hanno partorito ha allattato al seno il proprio bambino; poco meno della metà non era in grado di allattare perché erano stati rimossi entrambi i seni per ridurre il rischio futuro di cancro. Dopo un follow-up mediano di sette anni dal parto non è stata riscontrata alcuna differenza nel numero di recidive di cancro al seno o di nuovi tumori al seno nelle donne che allattavano il loro bambino rispetto a quelle che non lo allattavano. Non è stata riscontrata alcuna differenza nemmeno nella sopravvivenza libera da malattia o nella sopravvivenza globale. Un secondo nuovo studio, che espande l'indagine oltre il Brca, rivolgendosi alle donne con cancro al seno in fase iniziale positivo per i recettori ormonali, ha mostrato risultati simili, senza rischi associati all'allattamento al seno. Si tratta dello studio internazionale Positive, che ha coinvolto 518 donne. "Questi risultati sono fondamentali per le donne che desiderano rimanere incinte e allattare il proprio bambino dopo un cancro al seno", ha affermato il dottor Fedro Alessandro Peccatori, direttore dell'Unità di Fertilità e Procreazione presso l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, coautore dello studio. "È ora di iniziare a pensare alle sopravvissute al cancro al seno come donne con tutti i diritti, i bisogni e le possibilità delle donne che non hanno mai avuto il cancro - ha sottolineato -. I medici erano preoccupati di dare a queste donne la possibilità di avere un bambino, ma recentemente abbiamo dimostrato che ciò è sicuro a breve termine. Ora, con queste nuove informazioni possiamo sfatare il mito secondo cui l'allattamento al seno non è né possibile né sicuro per le sopravvissute al cancro al seno.
Possono avere una gravidanza e un rapporto normali con il loro bambino, compreso l'allattamento al seno". Fino ad ora, rileva Maria Alice Franzoi, oncologa presso l'Istituto oncologico Gustave Roussy, non coinvolta negli studi, "le donne e gli operatori sanitari non disponevano di informazioni sulla fattibilità dell'allattamento al seno dopo un intervento chirurgico per cancro al seno, sulla sicurezza di sospendere i trattamenti adiuvanti per effettuare l'allattamento al seno e sui cambiamenti ormonali ad esso correlati". Tuttavia, conclude l'esperta, "il follow-up degli studi dovrebbe, idealmente, continuare più a lungo".